La scelta della Treccani per stimolare la riflessione sulla violenza di genere. Anche Babbel propone la lista delle espressioni più usate nell’ultimo anno
Troppo spesso rischiamo di dimenticarci che le parole non sono solo semplici emissioni vocali, ma è importante riflettere sul loro significato. È proprio per questo che l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani ha lanciato la campagna di comunicazione “#leparolevalgono”, provando a contribuire alla promozione di un uso corretto e consapevole della lingua italiana.
Ed è esattamente in questa prospettiva che, scegliendo la “parola dell’anno” 2023, i linguisti della Treccani hanno optato per “femminicidio”.
“Non ci occupiamo – spiega la direttrice scientifica dell’Osservatorio della lingua italiana, Valeria Della Valle – della ricorrenza e della frequenza d’uso della parola, ma della sua rilevanza dal punto di vista socioculturale“.
Il 2023, l’anno-nero del femminicidio
La Treccani registra, sotto la definizione di “femminicidio”, l’“uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare che, penetrata nel senso comune anche attraverso la lingua, ha impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo”.
Il termine non è un neologismo. Sono oltre 30 anni che il termine è stato coniato, in inglese, dalla criminologa Diana Russell, per poi essere ripreso, in spagnolo, nel 1993 dall’antropologa messicana Marcela Lagarde, riferendosi ai troppi omicidi di donne ai confini tra Usa e Messico.
Il concetto sbarca quindi in Italia nel 2001, per entrare nella Treccani nel 2008, quando uscì il libro di Barbara Spinelli così intitolato.
“Da allora – sottolinea Della Valle – si è esteso a macchia d’olio quanto il crimine che ne è il referente. E purtroppo nel 2023 la sua presenza si è fatta più rilevante, fino a configurarsi come una sorta di campanello d’allarme che segnala, sul piano linguistico, l’intensità della discriminazione di genere”.
Da qui, come motiva la Treccani, “l’urgenza di porre l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere, per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale”.
Gli eventi drammatici in un anno in parole e frasi
“Mamma distruggi tutto” è, del resto, anche una delle parole ed espressioni protagoniste del 2023 indicate nella consueta raccolta di fine anno stilata da Babbel, la piattaforma per l’apprendimento delle lingue. La frase è tratta dalla poesia dell’attivista peruviana Cristina Torre Caceres, che è diventata virale tra le reazioni al femminicidio di Giulia Cecchettin.
Il 2023 è stato però anche l’anno delle guerre.
Riguardo alla prima, quella in Ucraina, ereditata dal 2022, il termine sottolineato da Babbel è “war fatigue”, cioè “stanchezza da guerra”, riferita al progressivo disinteresse dell’Occidente. I più recenti sviluppi del conflitto di Gaza, invece, hanno reso di grande attualità il termine “ceasefire”, che tradotto in italiano significa “cessate il fuoco”.
A proposito di fuoco, “wildfire”, ovvero “fuoco selvaggio” ricorda il dramma degli incendi estivi in Italia e Grecia. E, sempre in tema ambientale, non si può dimenticare l’uso massiccio di “stato d’emergenza”, in particolare dopo le alluvioni di Emilia Romagna, Toscana e Marche. Clima impazzito che, a novembre, si è poi tradotto nel ciclone con fortissimi venti che ha interessato buona parte d’Europa ed è stato battezzato (e conosciuto ovunque) col termine irlandese “Ciaran”, ovvero piccolo buio.
Tra riscoperte e neologismi
Eventi-simbolo del 2023 hanno riportato alla luce termini ormai desueti. Come “sommergibile”, legato alla tragedia di giugno del Titan di OceanGate, che portava alcuni facoltosi turisti a visitare il relitto del Titanic. O “coronation”, in italiano “incoronazione”, legato all’ascesa al trono del Regno Unito di Carlo III, incoronato a maggio successore della madre Elisabetta, deceduta dopo 70 anni da regina.
Ma non mancano, come ogni anno, i neologismi.
Tra quelli introdotti dal boom dell’intelligenza artificiale, Babbel conferma che il più diffuso è stato sicuramente “deepfake”, che descrive foto e video rielaborati digitalmente e poi pubblicati online. Destinate a sparire rapidamente, ma al centro dell’attenzione con l’uscita a luglio dei due film più attesi dell’anno, le crasi dei titoli “Barbie” e “Oppenheimer”, declinate in più versioni, a partire da “Barbenheimer”.
La nota bambola ha lasciato il segno anche con “barbiecore”, che descrive il look rosa shocking diffusosi tra molte ragazze. Altra protagonista del 2023 la cantante Taylor Swift, che ha addirittura registrato il marchio “Swifties”, che descrive i suoi fan. Ci sono infine termini con valenza soprattutto locale. In Francia, per esempio, si è parlato molto di “punaises”, cioè le cimici dei letti. E in Italia è stato l’anno sia del “granchio blu” che della fiction “O’ mar for”, ovvero “Mare fuori”.
Alberto Minazzi