La rivista Science premia l’uso alternativo del semaglutide adottato da molti vip. Ma restano molti i dubbi nella comunità scientifica
Da Elon Musk a Oprah Winfrey, i testimonial-vip, in prima persona, dell’uso del semaglutide e di altri farmaci antidiabetici di ultima generazione per dimagire non mancano.
Adesso, a sostenere l’uso alternativo degli agonisti del recettore Glp-1 c’è anche un’autorevole voce della ricerca, come la rivista “Science”, che ha scelto questa pratica come “scoperta scientifica dell’anno 2023”, certificandone i benefici.
I risultati, indubbiamente, non mancano. Per di più, l’impiego di queste sostanze per fini diversi da quelli inizialmente previsti si spinge anche oltre il tema dell’obesità, aprendo a possibili sviluppi terapeutici anche sul fronte degli scompensi cardiaci e dei trattamenti di tossicodipendenze, Alzheimer e Parkinson.
Ma il giudizio della comunità scientifica è ancora tutt’altro che unanime, visto che restano numerosi i punti da chiarire, specie per gli effetti collaterali.
I farmaci antidiabete e il dimagrimento
Gli agonisti del Glp-1, autorizzati, oltre che per la cura del diabete di tipo 2, come avviene ormai da oltre 15 anni, anche come supporto per perdere peso contro l’obesità, di recente anche in Italia (pur senza rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale), sono composti simili ad ormoni. Come è stato dimostrato scientificamente, l’effetto del semaglutide è quello, stimolando la produzione di insulina dopo il pasto o dopo l’assunzione di carboidrati, di regolarizzare il metabolismo, aumentare il senso di sazietà e ridurre la fame.
Se l’uso classico prevede un’iniezione a settimana, a giugno, uno studio pubblicato da Lancet ha dimostrato che è sufficiente l’assunzione di una pillola per aiutare chi è in sovrappeso a perdere il 15% del peso corporeo. E sono in corso ulteriori ricerche su queste sostanze, per verificarne l’efficacia di un’applicazione a più ampio raggio. “Hanno sollevato più domande di quelle a cui abbiano risposto: un segno distintivo di una vera svolta”, ha commentato, motivando la scelta come scoperta dell’anno, l’editor della rivista Science, Holden Thorp.
I dubbi e le controindicazioni
Già Science non nasconde però una serie di preoccupazioni, che vanno dal costo, alla disponibilità (specie per la cura del diabete), agli effetti collaterali e alla potenziale necessità di un’assunzione a tempo indeterminato di questi farmaci. Vi è inoltre il timore che, seguendo gli esempi-vip, le persone non obese o non in sovrappeso vi ricorrano per ottenere rapidi dimagrimenti. Va anche ricordato che, a luglio, il comitato di sicurezza dell’Agenzia europea del farmaco Ema ha iniziato l’esame su un possibile collegamento tra questi farmaci e lo sviluppo di pensieri suicidari e di autolesionismo.
Non mancano poi i potenziali effetti collaterali negativi già riscontrati: nausea, diarrea vomito e mal di stomaco, fino ad arrivare, in casi più rari, a paralisi gastrica, pancreatite e ostruzioni intestinali. L’uso improprio può portare a dimagrimento eccessivo e perdita di massa muscolare. In alcuni studi clinici, inoltre, circa il 20% di chi ha iniziato il trattamento non è riuscito ad arrivare alla fine. E i centri antiveleni statunitensi hanno già riscontrato un aumento di oltre 15 volte rispetto al 2019 delle chiamate per abuso di questi farmaci, nel 94% dei casi risultati l’unica sostanza segnalata.
Alberto Minazzi