Dopo lo sfregio, lo sberleffo dello slogan: “Fondo riparazione”
A ridosso del Natale, proprio mentre la città si fa bella per le festività, i palazzi si illuminano, gli alberi si accendono e le vetrine vengono allestite a tema, c’è chi infanga.
Arriva con l’estintore in mano e imbratta i monumenti.
Gli attivisti, nella tarda mattinata di oggi (7 dicembre ndr) sono arrivati a Venezia.
E qui hanno infangato l’edificio più emblematico della città: la Basilica di San Marco.
Con gli estintori hanno schizzato contro la chiesa del liquido misto a fango tra le contestazioni della gente, che ha protestato a gran voce contro quanto stavano facendo.
Ma non è servito se non a scaldare gli animi e a far chiamare subito le forze dell’ordine.
Sul posto sono arrivati presto gli uomini della Digos, che hanno trovato i giovani che in questo modo vorrebbero farsi portavoce dei valori ambientali mentre innalzavano uno striscione con lo slogan “fondo riparazione”.
“Un gesto gravissimo e vergognoso che condanniamo fortemente – ha commentato il sindaco di Venezia Luigi Brugnao – Ora basta, è legittimo esprimere il proprio dissenso ma sempre rispettando la legge, il nostro patrimonio culturale e religioso. Sulla difesa dell’ambiente la nostra città opera con azioni concrete. Non è certo il vandalismo – ha concluso – il metodo corretto per trovare soluzioni”.
La condanna di questa azione è giunta subito anche da parte del presidente della regione Veneto Luca Zaia.
“Quando la protesta, anche la più condivisibile, come la preoccupazione per i cambiamenti climatici, trascende in azioni come queste, che deturpano e danneggiano, anche solo temporaneamente, un’opera d’arte dal valore immenso non può che essere fermamente biasimata”, ha detto.
Gli attivisti hanno colpito “uno dei simboli della cultura, dell’architettura, della fede nel mondo. L’imbrattamento comporta, tra l’altro, una serie di conseguenze per il ripristino dei monumenti che contribuiscono ad aumentare le emissioni di Co2: per gli operai che dovranno spostarsi per ripulire, per l’energia elettrica impiegata, per i macchinari che verranno azionati. È davvero un controsenso: le proteste vanno fatte in maniera rispettosa, non solo della proprietà altrui ma anche del clima”