Il grande serbatoio di acqua è stato localizzato al di sotto dei monti Iblei
Una presenza di risorse idriche sotterranee senza precedenti. E’ quanto ha rilevato un gruppo di ricercatori dell’università di Malta, dell’istituto nazionale di geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università Roma 3 nel sottosuolo della Formazione di Gela, una piattaforma carbonatica Triassica nella Sicilia Meridionale.
Lo studio pubblicato sulla rivista “Communications Earth & Environment di Nature Portfolio è di grande rilevanza considerato che la possibilità di utilizzarle rappresenterebbe per l’isola e altre regioni costiere del Mediterraneo una risorsa preziosa per fronteggiare il problema della scarsità idrica.
Lo studio
I ricercatori hanno documentato la presenza di un esteso corpo idrico sotterraneo conservato in un acquifero profondo tra i 700 e i 2.500 metri.
La scoperta di questo grande serbatoio d’acqua è il risultato di un approccio innovativo dato dall’analisi di pozzi petroliferi profondi e avanzate tecniche di modellazione tridimensionale del sottosuolo. Come spiega Lorenzo Lipparini – ricercatore INGV Università di Malta, professore all’Università Roma Tre e primo autore dello studio – questo vasto corpo idrico sotterraneo di acque dolci e salmastre si sarebbe formato circa sei milioni di anni fa, quando il livello del mare mediterraneo si abbassò raggiungendo i 2.400 metri sotto l’attuale livello, la cosiddetta crisi di salinità messiniana. Durante questo periodo, l’evaporazione eccessiva ha provocato un deposito locale di sale di oltre 3 km.
Ciò avrebbe creato le condizioni favorevoli all’infiltrazione di acque meteoriche e all’accumulo e conservazione di questa risorsa nel sottosuolo. Gli studiosi ritengono che l’origine di questi grandi sistemi di acque sotterranee sia dovuta alla ricarica dell’acqua meteorica durante epoche geologiche precedenti, ad esempio associata a periodi pluviali interglaciali e livelli del mare più bassi, da migliaia a un milione di anni fa. Come accadde per la falda acquifera di arenaria nubiana e quella araba superiore Mega.
Il possibile utilizzo del giacimento idrico
La ricerca, finanziata dall’unione Europea, è stata inserita tra le azioni prioritarie della Conferenza Onu sull’Acqua svoltasi in marzo di quest’anno. E in un prossimo futuro la scoperta di questo grande giacimento idrico potrebbe aprire scenari interessanti per quanto riguarda il suo utilizzo. “L’approccio innovativo utilizzato nello studio – precisa Lorenzo Lipparini – potrebbe essere esteso ad altre aree dell’Italia e del Mediterraneo che siano caratterizzate da carenza idrica e condizioni geologiche analoghe a quelle della Sicilia. Grazie ai risultati raggiunti si potrà ora cercare di individuare possibili nuovi accumuli in Marocco, Tunisia, Egitto, Libano, Turchia, Malta e Cipro, solo per fare degli esempi”. E possono aprire a nuove significative prospettive. Perchè queste acque addolcite potrebbero avere utilizzi diversificati che vanno dalla potabilità a scopi industriali e agricoli.