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Salute a rischio tra povertà sanitaria e mancati investimenti

Salute a rischio tra povertà sanitaria e mancati investimenti

Il report del Banco Farmaceutico: sempre più italiani chiedono aiuti economici o rinunciano a curarsi. E oggi saltano visite, interventi ed esami per lo sciopero di 24 ore di medici e infermieri

Nel 2022, la spesa farmaceutica sostenuta dalle famiglie italiane è aumentata del +6,5%, ma è scesa del -0,4% la quota a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
E nel 2023 è andata ancor peggio. Tant’è che la richiesta di farmaci e cure gratis è cresciuta ulteriormente del +10,6%.
Si chiama “povertà sanitaria” ed è una delle forme più allarmanti in cui si esprimono le difficoltà economiche con cui si trovano a dover fare i conti sempre più famiglie italiane.
Ad aggiornare i dati su questo fenomeno è l’11° rapporto “Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci”, presentato da Banco Farmaceutico e Aifa.
Ma è tutto il sistema di pubblica assistenza sanitaria a vivere un momento di grande difficoltà.
Lo testimonia l’inconsueto sciopero di 24 ore attuato oggi, 5 dicembre 2023, dalle associazioni sindacali di medici, infermieri e professionisti non medici per contestare contro la manovra del Governo, sostenendo che “non tutela medici e cittadini”.

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Si stima che, nella sola giornata di oggi, possano saltare fino a 1,5 milioni di visite, interventi ed esami.
Gli ospedali garantiranno le sole urgenze: dal 118, al pronto soccorso, alle assistenze per il parto.
Lo slogan scelto è infatti “Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale”.

Le oltre 400 mila famiglie in povertà sanitaria

Nel 2022, le persone che si erano trovate in condizioni di povertà sanitaria, trovandosi cioè costrette a chiedere aiuto per ricevere gratuitamente farmaci e cure da una delle 1.892 realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico, erano state esattamente 386.253.
L’aggiornamento 2023 arriva a 427.177 persone che hanno vissuto questa situazione, in molti casi non potendo contare nemmeno su un medico di base.
Lo scorso anno la spesa farmaceutica è salita di 2,3 miliardi rispetto al 2021, raggiungendo i 22,46 miliardi. Di questi, 9,9 miliardi sono stati pagati direttamente dalle famiglie, con un ulteriore esborso di 704 milioni di euro nei confronti dell’anno precedente. E è la conferma di un trend, perché in 6 anni l’incremento dei costi sostenuti dalle famiglie, tra ticket e farmaci da banco, è stato complessivamente di 1,84 miliardi di euro (+22,8%).

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Il Banco Farmaceutico conferma inoltre che la quota di chi si trova in condizioni economiche precarie e versa in cattive o pessime condizioni di salute, con una qualità della vita peggiore proprio per i problemi sanitari (25,2% contro 21,7%), è percentualmente più elevata rispetto al resto della popolazione e cresce in un anno dal 4,3% al 6,2%.
Spesso, infatti, la situazione peggiora in quanto, proprio per la scarsa disponibilità economica, si rinuncia a sottoporsi a visite specialistiche, 5 volte tanto quanto avviene tra chi ha redditi più alti.

Gli investimenti in sanità e lo sciopero di medici e infermieri

Si capisce bene, dunque, quanto risulti fondamentale, nella tutela della salute della popolazione, poter contare su un efficiente sistema di assistenza sanitaria pubblica.
Ma le difficoltà, nel settore, sono numerose e richiederebbero maggiori investimenti per poter continuare a garantire la qualità delle prestazioni erogate.
È proprio questo uno dei temi principali alla base dello sciopero indetto dai sindacati Anaao e Assomed, con manifestazioni organizzate in numerose città italiane.

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L’elenco delle problematiche evidenziate è variegato. Dalla necessità di nuove assunzioni di personale a un rinnovo congruo del contratto di lavoro, dalla detassazione di una parte della retribuzione alla depenalizzazione dell’atto medico, dall’individuazione di un’area contrattuale autonoma per gli infermieri alla cancellazione dei tagli alle pensioni. Le misure contenute nella Legge di Bilancio, che prevede stanziamenti per 3 miliardi, sono ritenute infatti insufficienti.
La carenza di personale influisce, si sottolinea, sulle difficoltà di smaltimento delle liste d’attesa.
A mancare all’appello negli organici degli ospedali, fa il punto Anaao Assomed, sarebbero oggi 30 mila medici e 65 mila infermieri, con altre 40 mila unità tra medici e personale sanitario che andranno in pensione di qui al 2025.
Un turnover che non viene facilitato da stipendi ritenuti poco attrattivi e condizioni di lavoro troppo gravose.
Il settore, quindi, non si arrende. Ed è già previsto un nuovo sciopero per il 18 dicembre.

Alberto Minazzi

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Tag:  medici, povertà