L’Istituto Pascale tra i primi al mondo a sperimentare il farmaco che utilizza un rna messaggero sintetico
Ci vorrà ancora qualche anno per avere i risultati, ma un ulteriore passo avanti verso l’approvazione di un vaccino che curi il melanoma è stato compiuto.
E l’Italia, in tal senso, si conferma all’avanguardia, perché è l’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli, tra i primi al mondo, ad aver avviato da qualche settimana i test di fase 3 sul vaccino anti-cancro a rna messaggero sintetico.
La notizia è stata resa nota in occasione del convegno Immunotherapy e Melanoma Bridge in corso nel capoluogo campano.
Come ha spiegato il direttore del Dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative del Pascale, Paolo Ascierto, non si tratta di un vaccino che previene la malattia, ma interviene aiutando il sistema immunitario a riconoscere i neoantigeni, proteine espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate, e consentirgli così di attaccare più efficacemente il tumore. La tecnologia impiegata è infatti la stessa utilizzata nei vaccini a mRna contro il Covid.
Il test avviato
Per la fase appena avviata, sono stati arruolati pazienti con diagnosi di melanoma radicalmente operato.
Intanto, come specifica una nota, a 2 anni dalla somministrazione del vaccino è stata rilevata nei test fin qui effettuati una riduzione del rischio di recidiva e di morte pari al 44% in chi lo ha ricevuto in combinazione con l’anticorpo monoclonale immunoterapico pembrolizumab.
“L’immunoterapia – sottolinea Ascierto – rappresenta la rivoluzione più importante negli ultimi 10 anni in campo oncologico”.
Nel mondo, oltre 40 vaccini anticancro a mRna
Non a caso, è stato ricordato nel convegno di Napoli, sono 70 i farmaci immunoterapici attualmente allo studio, tra fase preclinica e clinica.
E solo in Italia sono circa 200, di cui 51 con arruolamento attivo, gli studi clinici in corso.
Si stima poi che, nel mondo, siano più di 40 i vaccini anticancro a mRna allo studio.
Inoltre, aggiunge Ascierto, “molti farmaci, come i cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari, dopo l’iniziale uso per il melanoma vengono ora utilizzati anche contro altri tipi di tumore, come quelli del rene, della vescica e dei polmoni”.
La possibilità di estendere il vaccino ad altre forme di cancro
Così il pembrolizumab, approvato inizialmente per il melanoma, è stato autorizzato per alcuni tumori del rene, della mammella, dell’endometrio e della cervice uterina, dell’esofago, dello stomaco e del colon. Sono stati approvati anche anticorpi bispecifici e, ancora, esistono combinazioni di immunoterapici efficaci per tumori del polmone, del rene, dell’esofago, dei polmoni e del colon-retto. “Probabilmente – conclude Ascierto – anche l’utilizzo del vaccino a mRna per il melanoma sarà poi esteso ad altre forme di cancro”.