Il reperto è stato rinvenuto durante un’immersione a 60 metri dalla costa dall’associazione GAS Diving di Bardolino
Il lago di Garda restituisce una preziosa testimonianza del passato.
Si tratta di una spada emersa dalle acque la scorsa primavera e proprio in questi giorni la Soprintendenza di Verona che la custodisce ha comunicato i primi risultati dello studio sul reperto. Secondo gli esperti che l’hanno analizzata risale all’Età del Bronzo, precisamente la fase di transizione tra il Bronzo Recente e il Bronzo Finale.
In termini cronologici il periodo tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XII secolo a.C.
Lunga circa 46 cm, la spada è stata ritrovata nelle acque del lago di Garda, presso la sponda veronese, nel corso di un’immersione dall’associazione subacquea GAS Diving di Bardolino che svolge la sua attività in quella zona.
Il reperto era incastrato tra le rocce a una profondità di circa 25 metri e circa 60 metri dalla costa.
La consegna immediata di questo manufatto alla Soprintendenza di Verona ha consentito di aprire un nuovo fronte di ricerca archeologica nel territorio e nelle acque del lago.
L’eccezionale scoperta
“Allo stato attuale della ricerca in Italia – hanno precisato nella loro relazione le archeologhe Paola Salzani e Paola Bianchi, che hanno studiato il ritrovamento archeologico – sono state soltanto poche decine gli esemplari di questo tipo di spada. Sembra si tratti di una deposizione votiva, perché in quell’epoca c’era l’usanza di gettare spade o altri oggetti pregiate nelle acque di fiumi o laghi. Raramente infatti sono state ritrovate come corredi di sepolture di guerrieri armati o in ripostigli e depositi votivi, mentre più spesso si tratta di rinvenimenti fortuiti come in questo caso”.
Il carattere votivo della spada è ulteriormente pensato in considerazione al luogo di rinvenimento, non ricollegabile a nessuna traccia di insediamento di tipo palafittico, ma non lontano dal percorso lungo la costa dove si trovano varie rocce con antiche raffigurazioni rupestri che ne richiamano la forma.
Alla Soprintendenza spetta ora il compito di procedere al restauro del manufatto per bloccare il processo di corrosione del metallo.
Ulteriori eventuali analisi archeo-metallurgiche, se finanziate, potrebbero portare alla conoscenza della composizione chimica e isotopica del materiale con il quale è stata forgiata.
La spada nella roccia
La spada ha una lama abbastanza corta con una evidente espansione in prossimità della punta.
“L’impugnatura è a mazzuolo rettilineo, con una parte più sottile originariamente rivestita da un’immanicatura di materiale deperibile e l’estremità ingrossata, il mazzuolo, che rimaneva probabilmente a vista ed era così conformata per evitare lo sfilamento dell’impugnatura”, hanno rilevato nella loro relazione le archeologhe Salzani e Bianchi.
Spade simili sono state trovate nel Veronese, nei depositi votivi della bassa pianura di Pila del Brancon a Nogara e di Corte Lazise a Villa Bartolomea, oltre che come manufatto sporadico a Verona in località Porto san Pancrazio.
Seppure questo tipo di spada sia diffuso per lo più in Italia settentrionale e lungo l’arco alpino, un esemplare simile è stato ritrovato anche in Italia centrale, nelle acque del lago Trasimeno, in Umbria. Altri rinvenimenti di questo tipo sono stati effettuati anche in Europa continentale e nei Balcani.
Silvia Bolognini