La vicenda della studentessa veneziana si è chiusa tragicamente, ma ha rilanciato le iniziative per contrastare le violenze in ambito affettivo: dal ddl ora in Parlamento al piano di educazione annunciato per la scuola
Non è solo il più scontato degli ossimori: quello che sarà osservato martedì 21 novembre in tutte le scuole italiane sarà davvero il minuto di silenzio più “rumoroso”.
Perché sarà un silenzio carico del dolore che l’intero Paese ha accumulato nella settimana in cui, dalla scomparsa di Giulia Cecchettin, si è arrivati alla tragica certezza dell’omicidio della laureanda di Vigonovo, nel Veneziano, per mano dell’ex fidanzato.
Nei sette giorni dall’ultimo avvistamento della ventiduenne al ritrovamento del suo corpo senza vita nel lago di Barcis, nel Pordenonese, la voglia di non arrendersi e perdere la speranza si è accompagnata all’indignazione espressa spesso attraverso i social, così come alla solidarietà delle tante manifestazioni spontanee o fiaccolate che sono state organizzate, prima del tragico finale. Un sentimento che difficilmente si spegnerà. Per esempio, il Veneto ha già annunciato il lutto regionale il giorno delle esequie.
Ma il modo migliore di onorare la memoria di Giulia è far sì che dal suo sacrificio possa realmente partire la strada di un reale cambiamento della società.
“Educazione” è la parola che ha usato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo alla manifestazione per la ragazza dei giorni scorsi a Treviso. E, non a caso, una delle prime novità è proprio l’annuncio del ministro dell’Istruzione di un piano per introdurre nelle scuole ore di lezione dedicate all’educazione alle relazioni.
Il “no” dell’Italia alla violenza contro le donne e in famiglia
L’ultimo evento drammatico conferma la purtroppo sempre crescente tendenza alla diffusione del fenomeno degli omicidi avvenuti in ambito familiare ed affettivo, che si è verificato in un momento significativo. E cioè poco prima del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e nei giorni in cui il Parlamento sta approvando il disegno di legge del Governo per il contrasto alla violenza domestica.
Temi su cui la sensibilità e la paura sono ormai ai massimi livelli.
Basti pensare al caso di Carol, verificatosi proprio nelle ore di attesa di sviluppi per Giulia e a pochi km di distanza dal punto in cui si erano perse le tracce della Cecchettin.
La 16enne, giovedì, ha fatto perdere le sue tracce in stazione a Mestre, lasciando doppiamente con il fiato sospeso la comunità veneziana. Poi, per fortuna, è arrivato il lieto fine, con il ritrovamento a San Donà di Piave.
Le parole espresse al riguardo sui social dalla sorella di Giulia, però, fanno riflettere: “Vi prego, non di nuovo!”. E vanno ad aggiungersi ai pensieri espressi, in merito alla storia della giovane Cecchettin, da suo padre (“L’amore vero non uccide”), citato e chiosato dalla premier, Giorgia Meloni. O alle parole di Papa Francesco nel messaggio alla campagna contro la violenza sulle donne di Rai Radio1: “Non è amore quello che esige prigionieri”.
Gli omicidi volontari: i dati aggiornati e le riflessioni
La presidente del Consiglio, esprimendo la propria tristezza e la propria rabbia ha ricordato anche che, i più recenti dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, aggiornati al 12 novembre, parlano di 102 donne uccise in Italia nel 2023, di cui 53 vittime per mano del proprio ex.
“Ogni singola donna uccisa perché “colpevole” di essere libera – scrive Meloni – è una aberrazione che non può essere tollerata”.
Scendendo nel dettaglio del monitoraggio dell’andamento dei reati riconducibili alla violenza di genere, di 285 omicidi volontari registrati dal 1° gennaio (contro i 274 dello stesso periodo dell’anno precedente), 125 sono i delitti commessi in ambito familiare o affettivo.
Un dato in aumento del +4% in un anno: la stessa percentuale di incremento nel numero di omicidi commessi dal partner o ex delle relative vittime donne, 58 nel 2023 contro le 51 del 2022.
Il Telefono Rosa ha invece documentato un aumento delle segnalazioni di violenza del +25%.
Che, anche se non appare così chiaramente, non è un fenomeno esclusivamente di genere.
In ambito familiare/affettivo, infatti, quest’anno sono stati uccisi anche 43 uomini a fronte dei 32 dell’anno scorso.
Il Piano di educazione alle relazioni e il disegno di legge
Di qui l’importanza, ribadita da tutti, di “educare alle relazioni”, a partire dalle nuove generazioni. E, non a caso, è proprio questo il titolo del piano contro la violenza di genere nelle scuole che il ministro dell’Educazione, Giuseppe Valditara, ha annunciato presenterà in una conferenza mercoledì prossimo, 22 novembre, trovando già apprezzamento espresso in una nota del sindacato DirigentiScuola, con i presidi che dunque si sono messi a disposizione con la massima collaborazione.
Per sensibilizzare studenti e personale scolastico sulle tematiche della violenza di genere, a quanto è trapelato, si punterà, nelle secondarie di secondo grado, su un calendario di 12 incontri annuali di un’ora, articolato su 3 mesi e ricadente in orario extracurricolare.
Gli studenti verranno divisi in gruppi “di discussione e autoconsapevolezza”, con il ruolo di moderatore affidato ai docenti, la possibilità di far partecipare alcuni esperti agli incontri e il coinvolgimento di influencer, cantanti e attori come testimonial.
Nelle stesse ore, dopo l’approvazione unanime alla Camera, arriverà in Senato il disegno di legge, approvato da Palazzo Chigi lo scorso 26 ottobre, per il rafforzamento delle misure di tutela delle donne in pericolo passando proprio attraverso la maggiore prevenzione.
Tra misure come l’ammonimento, l’uso del braccialetto elettronico e la distanza minima di avvicinamento, particolarmente significativa è la previsione di un tempo stringente, 20 giorni, per le valutazioni della magistratura e l’applicazione delle misure cautelari.
La giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne
E anche se la coincidenza temporale è casuale, a segnare una svolta per il futuro potrebbe dunque essere proprio la settimana che si conclude il 25 novembre.
Ovvero la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999.
La scelta della data, allora, cadde sul giorno in cui, nel 1960, furono torturate e uccise, in Repubblica Dominicana, le tre sorelle Mirabal, considerate rivoluzionarie.
Definita già dall’articolo 1 della Dichiarazione , emanata dall’Onu nel 1993, la violenza sulle donne, troppo spesso non denunciata, include una serie di comportamenti di violenza fisica, sessuale e psicologica, fino alle mutilazioni genitali, al matrimonio infantile e al traffico di esseri umani.
Alberto Minazzi