Un’ordinanza del Ministero lo limita a 4 ore. Cgil e Uil pronte a disobbedire alla precettazione: cosa rischiano i lavoratori
Il tavolo convocato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, peraltro disertato dai segretari nazionali di Cgil e Uil, non ha portato ai frutti sperati. E così, il ministro Matteo Salvini, nella serata di ieri, 14 novembre, ha firmato l’ordinanza di precettazione per lo sciopero indetto per protestare contro le politiche economiche e sociali del Governo da 2 dei 3 sindacati confederali per venerdì prossimo, 17 novembre. “L’ordinanza siglata – precisa la nota del Mit – consente lo sciopero tra le 9 e le 13 della stessa giornata per tutto il settore dei trasporti, ad eccezione di quello aereo sul quale i sindacati avevano già confermato un ripensamento”. Il tutto ferme restando le astensioni di 8 ore degli altri settori (dal pubblico impiego, alla sanità, a scuola, università e ricerca), di 4 ore dei Vigili del fuoco e di tutte le categorie nelle regioni del Centro Italia.
In sostanza, dunque, lo sciopero dei trasporti ci sarà, ma non per 24 ore come inizialmente previsto. Anche se Cgil e Uil non hanno escluso che l’astensione dal lavoro possa durare comunque più di quanto concesso dal Ministero, ritenendo che sussistano i presupposti dello sciopero generale, che invece sono stati esclusi dal Garante. Una presa di posizione che, però, potrebbe essere pagata cara dai lavoratori che decidessero di attuare la forma di protesta più dura.
Precettazione: perché è possibile e cosa si rischia non osservandola
Il diritto di sciopero è previsto in Costituzione, all’articolo 40.
La legge 146/1990 ha però precisato che, se lo sciopero riguarda i servizi essenziali, questo diritto deve essere contemperato con altri diritti di pari rango costituzionale, tra cui quelli alla salute, alla libertà di circolazione e all‘istruzione. E la stessa legge ha quindi previsto, all’articolo 8, la possibilità di intervenire con un provvedimento amministrativo straordinario per limitare il diritto di sciopero.
La precettazione
Si tratta della precettazione, il cui potere, spiega la stessa legge, può essere esercitato, dal presidente del Consiglio o dal ministro competente, solo in caso di “fondato pericolo di un pregiudizio grave e imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati”. Il tutto può inoltre avvenire, entro 48 ore dallo sciopero, solo dopo aver tentato una conciliazione con chi ha proclamato l’astensione dal lavoro.
L’ordinanza di precettazione è vincolante per enti e lavoratori. Sono quindi previste sanzioni per la sua violazione, diversificate a seconda di chi non ottempera alle previsioni. Ai singoli lavoratori, i professionisti e i piccoli imprenditori viene applicata una sanzione amministrativa da 500 a 1.000 euro. Per gli organismi di rappresentanza, come i sindacati, la sanzione pecuniare sale con una forbice tra 2.500 a 50 mila euro.
Fine 2023: sciopero generale o no?
Annunciando l’avvio di un’istruttoria e auspicando una revisione delle regole vigenti ormai dal 2003, visto che “lo sciopero generale deve essere sempre un fatto eccezionale”, la presidente dell’Autorità garante per gli scioperi ha anche ironizzato, sottolineando come “ormai se ne indice uno persino per la Festa della Donna”. Inoltre, ha sottolineato come, di qui a dicembre, sia prevista una serie di scioperi contro la Legge di bilancio, spalmati su 5 date.
La protesta, infatti, è articolata temporalmente in maniera diversa a seconda delle diverse regioni. E il tutto va contro le regole che impongono un intervallo di tempo di 20 giorni tra le diverse astensioni dal lavoro nello stesso settore, oltre che una distanza di almeno 10 giorni da uno sciopero generale. Il calendario degli scioperi di questa fine 2023, al contrario, si presenta alquanto intasato.
Gli scioperi proclamati da qui a fine anno
Lo sciopero generale di 8 ore proclamato da Cgil e Uil inizia per esempio proprio venerdì 17 dal Centro Italia, poi è indetto in Sicilia lunedì 20, al Nord venerdì 24, in Sardegna lunedì 27 novembre e nelle regioni del Sud venerdì 1 dicembre.
Per lunedì 27 è proclamato, da Cobas e Usb, anche uno sciopero nazionale di 24 ore degli autoferrotranvieri. Martedì 5 dicembre, poi, è la volta della giornata di sciopero nazionale dei medici contro la manovra. Infine, venerdì 22 dicembre, si fermeranno per l’intero turno i dipendenti delle imprese del terziario e della distribuzione.
Alberto Minazzi