La campagna di controlli ha rilevato diverse gravi irregolarità: dalle violazioni nella conservazione degli alimenti alla presenza di escrementi di topi, insetti e muffe nei locali, con blatte anche nelle celle frigorifere
Da Lecco a Taranto, da Rieti a Trapani, da Reggio Emilia a Caserta. Si può davvero dire che tutta l’Italia è Paese, ma c’è poco di cui andare fieri.
Perché ad accomunare le diverse realtà dello Stivale sono le irregolarità che i Nas hanno riscontrato nell’ambito della campagna di controlli condotta nelle mense scolastiche dal Comando Carabinieri per la Tutale della Salute, d’intesa con il Ministero della Salute, in occasione dell’inizio dell’anno scolastico 2023/24.
Ne è emerso un quadro variegato, in certi casi anche raccapricciante. Basti pensare che in 13 casi si è arrivati al punto di imporre la sospensione dell’attività o il sequestro delle aree cucina o dei depositi degli alimenti a causa di rilevanti carenze igienico-sanitarie e strutturali.
Si va dalla presenza diffusa di umidità alla formazione di muffe, dalla rilevata presenza di escrementi di roditori o di insetti, tra cui blatte morte trovate addirittura all’interno delle celle frigo.
I controlli dei Carabinieri nelle mense scolastiche
Nell’ultimo mese, su tutto il territorio nazionale, sono state svolte attività ispettive, per verificare i servizi e le condizioni in cui questi vengono realizzati, in circa mille aziende di ristorazione collettiva assegnatarie della gestione delle mense scolastiche in istituti pubblici e privati di ogni ordine e grado: dalla scuola dell’infanzia a istituti superiori ed universitari.
A evidenziare irregolarità sono state 257 ditte, ovvero il 27% del totale.
Le violazioni penali e amministrative accertate e contestate sono state 361, che hanno determinato l’irrogazione di sanzioni pecuniarie per 192 mila euro.
I provvedimenti si legano a violazioni nella gestione e conservazione degli alimenti e nelle condizioni d’igiene nei locali di preparazione dei pasti. Sequestrati oltre 700 kg di derrate alimentari, tra carni, formaggi, pane, pasta e acqua minerale in assenza di tracciabilità o scadute di validità e custodite in ambienti inadeguati.
Nella maggioranza dei casi sono stati riscontrate carenze strutturali e gestionali nella preparazione dei pasti, la mancanza della tracciabilità degli alimenti e l’omessa comunicazione della presenza di eventuali allergeni. Contestata anche la mancata rispondenza in qualità e quantità ai requisiti prestabiliti dai capitolati d’appalto, con 18 gestori denunciati all’autorità giudiziaria in quanto ritenuti responsabili di frode e inadempienza in pubbliche forniture.
Le blatte di Reggio Emilia, le acque non idonee di Taranto
Tra i casi più significativi emersi, quello relativo all’area adibita a refettorio in un asilo nido della provincia di Taranto, tra l’altro attivato senza autorizzazione, per il quale è stato sospeso l’utilizzo e disposta la chiusura dopo che i controlli hanno riscontrato come l’approvvigionamento idrico era garantito unicamente mediante impianto allacciato alla rete di distribuzione dell’acquedotto comunale, le cui acque, nel tratto interessato, non risultano idonee agli usi alimentari.
Dal punto di vista delle carenze igienico-sanitarie, il caso delle carcasse di blatte nei frigoriferi utilizzati per lo stoccaggio di materie prime e della presenza di escrementi riconducibili a roditori, insieme a pavimentazione danneggiata e tubature divelte nel reparto di lavorazione carni, ha riguardato un centro di preparazione pasti in provincia di Reggio Emilia.
È stata poi disposta la chiusura di un centro di cottura e catering in provincia di Lecco per gravi carenze organizzative, strutturali ed igienico sanitarie o inadempienze concernenti la rintracciabilità e la conservazione degli alimenti. Nel Casertano, sospesa invece l’attività di laboratorio cucina presso due scuole dell’infanzia per mancanza di autorizzazione.
Denunciati infine in stato di libertà il responsabile di uno stabilimento di produzione pasti nel Trapanese, per inadempimento ai contratti di pubbliche forniture, e del titolare della società che gestisce la mensa di un istituto comprensivo statale in provincia di Rieti per aver detenuto e somministrato agli alunni alimenti di qualità differente da quelli previsti dal relativo contratto d’appalto ed omesso di indicare le informazioni obbligatorie sulla presenza di sostanze o prodotti contenenti allergeni.
Alberto Minazzi