Il decesso della bambina inglese di 8 mesi gravemente malata è avvenuto nella notte. Parole dure del papà
Alle 2.45 di questa notte (l’1.45 in Inghilterra), il cuore di Indi Gregory ha smesso di battere.
La battaglia portata avanti per la bambina di 8 mesi affetta da una grave patologia mitocondriale, che ha visto l’Italia in prima linea per farla trasferire nel nostro Paese dove proseguire le cure, non ha portato i frutti sperati.
La Corte d’Appello inglese, venerdì 10, ha respinto il ricorso dei genitori, disponendo il trasferimento di Indi in un hospice e sabato sono partite le procedure per il distacco dei macchinari che la tenevano in vita.
“Il protocollo – ha spiegato Simone Pillon, avvocato della famiglia Gregory – prevede che la fornitura di ossigeno sia a tempo determinato, la sospensione delle cure e il divieto di rianimazione in caso di crisi”.
Adesso, dunque, è stata posta la tragica parola fine alla vicenda. E il padre della piccola non ha risparmiato parole dure nei confronti delle istituzioni anglosassoni.
“Siamo affranti e pieni di vergogna”
È stato proprio Dean Gregory a dare il triste annuncio: “Mia figlia – ha scritto in un messaggio inviato ai suoi legali – è morta questa notte. Mia figlia è morta, la mia vita è finita all’1.45”.
Il papà della bambina non si è però fermato qui. “Il servizio sanitario nazionale e i tribunali – ha proseguito Gregory – non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma le hanno tolto anche la dignità di morire nella sua casa”.
“Io e mia moglie – afferma il papà di Indi – siamo arrabbiati, affranti e pieni di vergogna. Sono riusciti a prendere il corpo e la dignità di Indi, ma non potranno mai prendere la sua anima. Sapevo che era speciale dal giorno in cui è nata, hanno cercato di sbarazzarsi di lei senza che nessuno lo sapesse, ma io e Clare ci siamo assicurati che sarebbe stata ricordata per sempre”.
Le reazioni dall’Italia
“L’Italia – aveva commentato l’avvocato Pillon dopo l’ultima pronuncia della Corte d’Appello britannica – ha fatto il possibile su richiesta dei genitori, ma ha trovato solo muri”.
La notizia del decesso è stata comunicata, con un post sul social network “X”, dall’onlus Pro Vita & Famiglia, che ha seguito da vicino la vicenda di Indi.
“La bimba inglese è stata uccisa “nel suo migliore interesse” – è scritto sul post – da un sistema sanitario e legale impregnato di barbara cultura eutanasica, che ha rifiutato anche solo di tentare la differente proposta clinica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma soffocando l’amore dei suoi genitori nelle aule di tribunale. Oggi siamo tutti pieni di vergogna: ci vergogniamo di una “modernità” che, per “pietà”, sopprime i deboli e indifesi. Perdonaci Indi”.
Alberto Minazzi