L’ipotesi avanzata in seguito all’approfondimento scientifico del dipartimento nazionale della Protezione Civile con gli esperti
Continua a preoccupare la situazione dei Campi Flegrei.
Tanto da far ipotizzare al ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci un passaggio del livello d’allerta, che da giallo potrebbe diventare arancione.
Un’ipotesi, per ora, ma suffragata dai risultati dell’approfondimento tecnico-scientifico che il Dipartimento nazionale ha avuto con l’Istituto di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), la Commissione Grandi Rischi-Settore rischio vulcanico e vari esperti, italiani e stranieri.
“L’attività vulcanica nei Campi Flegrei, connessa al bradisismo, risulta essere in costante evoluzione – ha spiegato Musumeci -. Non si esclude che, se dovesse perdurare tale situazione, si possa passare al livello di allerta arancione”.
Nonostante la situazione sia sotto controllo, gli stessi esperti, evidenziando il legame tra il bradisismo e la risalita del magma, non possono escludere che si possano verificare delle evoluzioni e hanno concordato sulla necessità di implementare il sistema di monitoraggio, stadio previsto dal piano nazionale di esodo.
“I Campi Flegrei sono un vulcano attivo -sottolinea il presidente di Ingv Carlo Doglioni -. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia monitora e sorveglia tutti i fenomeni sismici, geochimici e geodetici che il vulcano emette. L’attuale situazione – conclude – richiede attenzione e prudenza e per questo una delle ipotesi sul tavolo è il passaggio a livello arancione”.
Nel piano di esodo, quattro livelli di allerta
Il nuovo piano di esodo che va a perfezionare quello già esistente, prevede quattro livelli di allerta e include uno studio di microzonazione sismica (e quindi la verifica delle condizioni geologiche, geomorfologiche e geotecniche dell’immediato sottosuolo), un’analisi della vulnerabilità di edifici privati e pubblici, appunto l’implementazione del monitoraggio e l’eventuale esodo della popolazione, con le relative procedure operative.
A inizio ottobre, in seguito al crescente sciame sismico che si è verificato, la Commissione Grandi Rischi ha decretato lo stato di allerta gialla.
Con l’intensificarsi del fenomeno del bradisismo il livello di allerta potrebbe cambiare.
Dopo i livelli verde e giallo, ci sono quelli arancione e, infine, rosso: quello dell’evacuazione.
In questo caso estremo, l’allontanamento dalla zona di pericolo sarà comunicato con un anticipo di almeno tre giorni e questo è il lasso di tempo in cui l’esodo, autonomo o assistito, dovrà avvenire.
Chi sarà assistito potrà contare su un sistema di gemellaggio tra Comuni in zona rossa e Comuni e Province autonome del resto d’Italia. Per chi invece dovesse spostarsi in modo autonomo sono stabiliti alcuni percorsi obbligatori.
Le operazioni di evacuazione sono regolate con l’attivazione di cancelli che cadenzeranno l’uscita dalla zona rossa.
La mappatura delle aree a rischio
Il documento include la mappa delle zone che andrebbero evacuate nello scenario peggiore.
L’area interessata comprende la città di Napoli e il suo litorale da Pozzuoli a San Giovanni a Teduccio fino all’entroterra dell’Hinterland nei territori di Villaricca, Melito o Casavatore.
Le procedure sono diversificate a seconda delle zone interessate.
La zona rossa (cinquecentomila abitanti) è quella più esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici, vale a dire valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici e comprende i Comuni di Napoli e alcune sue municipalità (Posillipo, Bagnoli, Chiaia, Fuorigrotta, Vomero, Soccavo, Arenella, Chiaiano, Pianura) Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Marano di Napoli, Quarto e Giuliano in Campania.
L’allontanamento da questa zona inizia con la dichiarazione della fase di allarme.
Nella zona gialla sono invece compresi 24 quartieri di Napoli, i Comuni di Villaricca, Calvizzano, Mugnano, Melto, Cavasatore e parte di Marano, dove vivono ottocentomila abitanti.
E’ un’area esterna alla zona rossa che in caso di eruzione sarebbe esposta alla ricaduta di ceneri vulcaniche e per questo potrebbero essere necessari allontanamenti temporanei, soprattutto per chi risiede in edifici resi vulnerabili o poco accessibili dall’accumulo del materiale caduto.