Portieri o calciatori? Ci sono diverse abilità da mettere in campo
“Da grande voglio fare il calciatore”. E’ una delle frasi più ricorrenti tra i bambini.
E non è inusuale neppure la domanda che fa seguito da parte dei genitori: “in quale ruolo vorresti giocare? Vuoi fare l’attaccante? il centrocampista? il difensore? O il portiere?”.
Mai domanda può essere più azzeccata.
Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Current Biology, infatti, non solo ci sono delle differenze “nei profili fisiologici e di prestazione” tra i portieri e i giocatori in movimento ma ci sono anche delle differenze “in termini di capacità percettivo-cognitive”.
Una marcata differenza nell’elaborazione multisensoriale
I ricercatori della Dublin City University hanno confermato questa ipotesi in seguito a un esperimento al quale si sono sottoposti 60 volontari divisi in tre gruppi uguali: 20 portieri professionisti, 20 calciatori professionisti e 20 giovani senza esperienza di calcio professionistico.
Il test per “stimare l’ampiezza delle finestra di legame temporale TBE dell’elaborazione visiva di questi gruppi” ha dimostrato che l’integrazione dei segnali provenienti dai diversi sensi che avviene in un lasso di tempo x, dunque in una finestra temporale, si realizza nei tre gruppi in maniera diversa e che c’è dunque tra portieri, calciatori professionisti e semplici giocatori una “marcata differenza nell’elaborazione multisensoriale”.
La finestra di legame temporale
I 60 giovani sono stati chiamati a indicare “se uno studio conteneva uno o due stimoli visivi”.
Nelle diverse prove, con tassi di tempo variabile, gli stimoli visivi (dei semplici flash) sono stati accompagnati da zero, uno o due segnali acustici.
Una variante che poteva trarre in inganno perché normalmente, se un bagliore di luce si accompagna a un suono ripetuto due volte, si genera un’illusione sensoriale che fa percepire due bagliori. Aumentando il lasso di tempo tra flash e suono, invece, ci sono meno possibilità che questo gap si realizzi.
E’ proprio aumentando l’intervallo di tempo tra i due stimoli che i ricercatori sono riusciti a misurare la lunghezza della finestra di integrazione sensoriale dei vari partecipanti rilevando che nei portieri è più breve (116 ms) rispetto a quella dei giocatori, professionisti (150 ms) o no (192 ms).
Nel contempo, i portieri professionisti hanno mostrato “una maggiore elaborazione temporale multisensoriale rispetto agli altri due gruppi e “un’ampiezza di picco della finestra di legame tra i gruppi inferiore (0,22) rispetto a calciatori (0.57) e gli altri partecipanti (0.67).
Relazione e disgregazione dei segnali multisensoriali
“Quando un giocatore colpisce la palla, i portieri non solo utilizzano le informazioni visive per determinare la direzione e il volo della palla, ma si affidano anche a informazioni uditive come il suono della palla colpita – si legge nello studio -. Tuttavia, la relazione tra questi segnali multisensoriali cambierà a seconda della distanza dell’attaccante e in molti casi (ad esempio quando l’attaccante tira da fuori area) le informazioni sensoriali saranno temporalmente disaccoppiate. In altre situazioni, ad esempio quando l’attaccante è occluso da altri giocatori, i portieri possono fare affidamento più sulle informazioni uditive che su quelle visive”.
Resta però ancora aperta la domanda principale, alla quale un ulteriore studio si appresta a dare risposta: queste differenze percettivo-cognitive tra chi gioca in un ruolo di portiere e gli altri giocatori in movimento sono innate o sono conseguenti all’allenamento cui il calcio sottopone?
Consuelo Terrin