La 30^ edizione del rapporto di Legambiente sull’Ecosistema urbano sottolinea qualche ulteriore progresso, anche se ancora manca un vero salto di qualità
È durato solo un anno il sorpasso, questione interna tutta tra le due province autonome, di Bolzano su Trento.
Dopo il secondo posto del 2022, il capoluogo del Trentino torna nel 2023 a riprendersi la prima posizione, già occupata nel 2021 e nel 2020, nel 30° rapporto annuale di Legambiente e Ambiente Italia sull’Ecosistema urbano.
Una classifica che, in generale, premia i progressi “green” delle città capoluogo del Triveneto, che posizionano sul podio Pordenone, terza alle spalle della lombarda (ma confinante col Veneto…) Mantova, e vedono tra le prime 11 posizioni anche Treviso (4^), l’ex capolista Bolzano (9^), Belluno (10^) e Venezia (11^).
Al tempo stesso, nella sua analisi di sintesi, Legambiente afferma che “indubbiamente in questi trent’anni sono cresciuti la consapevolezza e il monitoraggio dei problemi che affliggono le nostre città”, ma al tempo stesso si può dire che procede “al rallentatore il percorso verso la sostenibilità nei centri urbani del Paese”.
Il rapporto è dunque “fotografia di un Paese che combatte in modo altalenante e incerto le stesse drammatiche emergenze. E il cambiamento auspicabile e reso sempre più urgente dall’emergenza climatica, non decolla”. Tra i punti che restano dolenti, l’emergenza smog, che “scatta puntuale ogni inverno”, e l’emergenza idrogeologica.
Il primato di Trento
Il rapporto si basa sui 19 parametri, raggruppati in 5 macroaree: aria, acqua, rifiuti, mobilità e ambiente.
Trento, con il suo punteggio di 85,9 punti, curiosamente, non conquista nessun successo parziale, con il secondo posto nel parametro “verde totale” come migliore performance, ma è premiata dal buon livello della qualità dell’aria, dalla diminuzione dei consumi idrici e della produzione di rifiuti (pur calando però leggermente la differenziata), dall’aumento di passeggeri trasportati dai mezzi pubblici, delle infrastrutture per la ciclabilità, del solare installato su edifici pubblici e del verde per abitante.
La scalata di Venezia
Le leadership per parametro vanno invece a Modena (numero di alberi), Lucca (isole pedonali), Padova (solare pubblico), Bologna (uso efficiente del suolo), Potenza (concentrazione di biossido di azoto), Cagliari (ozono), Lecce (Pm10), Isernia (consumi idrici domestici), Pavia (dispersione idrica), Milano (offerta trasporto pubblico), Cosenza (vittime della strada), Ferrara (raccolta differenziata) e Reggio Calabria (rifiuti prodotti).
Sono due quindi le città con le migliori performance in due parametri. La prima è Mantova, che guida in infrastrutturazione per ciclabilità e Ztl. La seconda è Venezia, davanti a tutti per passeggeri del trasporto pubblico locale e tasso di motorizzazione (ovvero auto ogni 100 abitanti), ma anche seconda per isole pedonali e terza per offerta di trasporto pubblico.
È la conferma della crescita dell’attenzione alle tematiche ambientali nel capoluogo veneto, che 8 anni fa era 51° con un punteggio di 52,37 e ora prosegue la scalata, passando in un anno dal 13° all’11° posto con 70,5 punti.
Progressi e punti critici nel rapporto di Legambiente
Tornando al quadro generale, Legambiente individua generalmente alcuni “lenti ma progressivi passi avanti”: dalla riduzione dello spreco idrico al miglioramento nel trattamento dei reflui, all’aumento della raccolta differenziata (passata dal 4,4% medio del 1994 al 62,7% del 2022) o la diffusione della ciclabilità.
Al tempo stesso, si sottolinea però che “cresce la produzione complessiva di rifiuti, l’efficienza del trasporto pubblico rimane lontana dalle medie europee, il tasso di motorizzazione nei nostri centri urbani continua ad aumentare, l’incremento del verde urbano e di spazi vitali dedicati ai pedoni lascia a desiderare”.
La presentazione del rapporto è dunque l’occasione per rilanciare l’idea di una “rivoluzione possibile e necessaria”, in considerazione del fatto che le città saranno sempre più al centro delle sfide globali contro le crisi climatiche, sociali e economiche e che nei prossimi anni, decisivi per la riconversione ecologica in settori strategici, dovranno quindi essere “ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura umana, nonché laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazione”.
Un dato preoccupante sono poi le difficoltà dei grandi centri urbani a rispondere alle emergenze: dallo smog al traffico, dalle difficoltà del sistema di trasporto pubblico locale alla dispersione di acqua potabile, dal suolo consumato alla scarsa diffusione del solare termico e fotovoltaico.
Roma, così, si posiziona all’89° posto assoluto, mentre Milano continua la discesa, passando dal 38° al 42° posto. Slittano anche Firenze (53^) e Genova (58^).
Palermo è poi il fanalino di coda, insieme a Catania, con Napoli 98^ su 105, in una graduatoria in cui si nota ancora grande differenza tra Nord e Sud: tra le realtà meridionali, spicca solo Cosenza, 7^ assoluta.
Alberto Minazzi