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Il cervello? È “sveglio” anche quando dormiamo

Il cervello? È “sveglio” anche quando dormiamo

Il risultato di una ricerca pubblicata su Nature: anche nelle fasi di sonno più profondo saremmo in grado di rispondere agli stimoli esterni

L’idea che, quando dormiamo, ci disconnettiamo completamente dal mondo che ci circonda potrebbe dover essere rivista.
In gran parte delle fasi del sonno, a partire proprio dalla fase rem, quella in cui il sonno è più profondo, il nostro cervello sarebbe infatti in grado di rispondere agli stimoli esterni.
È la conclusione alla quale è giunto lo studio sui nostri comportamenti mentre dormiamo intitolato “Gli esseri umani possono rispondere in modo intermittente agli stimoli verbali durante il sonno”, pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica “Nature Neuroscience”.

Un risultato non fine a se stesso, ma che, secondo gli autori, apre a potenziali utili sviluppi nella ricerca. Attraverso esperimenti simili sarebbe infatti possibile comprendere meglio alcuni disturbi del sonno come insonnia e sonnambulismo, oltre a poter iniziare a identificare le parti del cervello che sono attive durante il sonno e come queste si relazionano con la coscienza.

Il cervello umano durante il sonno

“Le registrazioni dell’attività cerebrale e del tono dei muscoli facciali durante il sonno – spiega l’abstract dello studio – rivelano che gli esseri umani possono rispondere agli stimoli esterni nella maggior parte delle fasi del sonno. Queste finestre di reattività comportamentale rivelano episodi transitori di stati altamente cognitivi con firme elettrofisiologiche suggestive di uno stato cosciente”.

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In sostanza, a differenza di quanto finora ipotizzato, chi dorme non si troverebbe in uno stato di isolamento da ciò che lo circonda tale da impedirgli di rispondere a semplici comandi.
Vi sarebbero cioè dei periodi di sonno in cui, pur dormendo, l’“ombra” che cala sulla finestra tra il cervello e il mondo esterno si aprirebbe parzialmente. I partecipanti allo studio, a quanto riportano i ricercatori, avrebbero infatti sorriso o si sarebbero accigliati al momento richiesto.

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I “sognatori lucidi” e la coscienza nel sonno

Il nuovo studio si inserisce nell’evoluzione in atto nelle ricerche sul sonno, che prova a spingersi oltre il semplice monitoraggio dell’attività elettrica del cervello effettuato esclusivamente attraverso un elettroencefalogramma, estendendo l’approccio alla combinazione tra l’esame non invasivo e una serie di compiti e stimoli. E, per quanto riguarda la coautrice, la scienziata cognitiva del Paris Brain Institute Delphine Oudiette, fa seguito all’esperimento condotto qualche anno fa con il suo team sui cosiddetti “sognatori lucidi”.
Si tratta delle persone che sono consapevoli di sognare mentre dormono, che hanno nell’occasione dimostrato di rispondere alle domande esterne attraverso i movimenti degli occhi e dei muscoli facciali. Adesso, insieme a 27 persone affette da narcolessia, e cioè con sonnolenza diurna e alta frequenza di sogni lucidi, ne sono state osservate 22 senza questa condizione. E l’intero campione ha dato risposte adeguate ad almeno 70% dei suggerimenti.

La fase rem: sonno profondo, ma grande attività cerebrale

È risultato anche che, durante la fase rem, in cui il sonno è più profondo ma il cervello è più attivo che in altre fasi del sonno, i tassi di risposta complessivi sono stati più alti per tutti i partecipanti. Portando a dimostrare, secondo Oudiette, che “ci sono alcuni stati fisiologici che sono più favorevoli all’apertura verso il mondo esterno”.

Alberto Minazzi

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