Il 32° Rapporto immigrazione di Caritas e Migrantes sottolinea la tendenza in atto da un decennio
In un’Italia che invecchia, neanche più gli immigrati contribuiscono a contenere il calo delle nascite.
Il dato è il più significativo tra quelli che emergono dal 32° Rapporto immigrazione 2023, appena presentato da Caritas italiana e Fondazione Migrantes, che fornisce un aggiornamento delle dinamiche dei flussi dall’estero verso la Penisola.
Immigrati: più vecchi e meno nati
Secondo i dati Istat, nel 2022 si è registrato un leggero incremento su base annua di cittadini stranieri residenti in Italia: poco meno di 20 mila unità in più al 1° gennaio 2023, per un totale di 5.050.257. Ma la tendenza all’invecchiamento degli immigrati, in particolare per il calo delle nascite partito da una decina d’anni (-28,7%, da quasi 80 mila a meno di 57 mila nel confronto tra 2012 e 2021), si è confermata nell’ultimo biennio, quando si è registrato un -5% tra i nuovi nati da genitori stranieri.
Un confronto ancor più significativo in rapporto al +45,2% tra il 2003 e il 2004 o il +22,3% tra 1999 e 2000.
La maggioranza (19,4%) di neonati stranieri è di origine rumena, in linea col dato che un quinto del totale degli immigrati residenti arriva dal Paese dell’Est Europa, così come il secondo posto dei marocchini (13,3% dei nati, 8,4% dei residenti) e il terzo degli albanesi (11,8% e 8,3%).
Calano progressivamente anche le acquisizioni di cittadinanza (-7,5% tra il 2020 e il 2021), avvenute soprattutto per albanesi e marocchini. Seguono Bangladesh, India e Pakistan, a conferma di un aumento di provenienze asiatiche rispetto a quelle africane, pur con cali di cinesi e filippini.
Gli immigrati in Italia: distribuzione e condizioni
Il 59,1% dei residenti stranieri si è inserito al Nord (34,3% a Nord-Ovest e 24,8% a Nord-Est), con poi un 24,5% al centro, l’11,7% a Sud e il 4,6% nelle isole.
La Lombardia, con il 23,1% del totale, è la regione che ospita più immigrati, seguita da Lazio (12,2%), Emilia Romagna (10,9%) e Veneto (9,8%).
Va sottolineato che, sempre secondo l’Istat, sono oltre 614 mila, per un totale di 1,6 milioni di persone, le famiglie in povertà assoluta: un terzo del totale, pur rappresentando quelli degli immigrati appena il 9% dei nuclei residenti.
Il tasso di occupazione degli stranieri non provenienti dall’Unione Europea è del 59,2%, con un +0,6% nel tasso di attività e un aumento occupazionale (con albanesi, marocchini e cinesi a beneficiarne di più) che ha riguardato soprattutto il settore del turismo e della ristorazione: +16,8%, che sale al +35,7% per i non europei.
Calano intanto leggermente (-0,8%) le imprese individuali con titolare un cittadino extracomunitario.
Sul fronte scolastico, gli alunni non italiani nel 2021/22 sono stati 872.360 (+0,8%), distribuiti soprattutto tra Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Alberto Minazzi