Il nuovo trend circola senza sosta con l’hashtag #romanempire, arrivato fino a 1,1 miliardi di visualizzazioni
Settembre, ma anche ottobre è sulla buona strada, è stato il mese della Roma Imperiale e delle gesta dei suoi condottieri per il mondo di Tik Tok.
Il tutto ha preso il via dal video di un ragazzo, noto sui social media come Gaius Flavius, che invitava a riflettere su quanto spesso gli uomini pensino all’Impero Romano.
Probabilmente neppure lui si sarebbe immaginato che, iniziando a pubblicare sui suoi canali sketch comici nei panni di un gladiatore, avrebbe scatenato una passione collettiva .
Invece è accaduto e ancor oggi il trend sta prendendo tutti, non solo gli utenti dei social ma anche esperti d’arte, registi di fama mondiale, calciatori e politici che si sono prestati al gioco formulando le interpretazioni più creative.
Un trend da 1,1 miliardi di visualizzazioni
Una sorta di effetto domino: la sua domanda iniziale (quanto spesso pensi all’Impero Romano?) rimbalza da persona a persona con risposte inaspettate che vanno da “Molte volte”, ad “Almeno 20’ al giorno” o persino “Costantemente”. Quel che maggiormente sorprende è che la maggior parte degli utenti dice di pensarci ogni giorno, a volte addirittura 3 o 4 volte. E i numeri di visualizzazioni con l’hashtag #romanempire hanno raggiunto quota 1,1 miliardi di visualizzazioni.
Tanto che, del motivo per il quale sia scattata “la febbre” per l’Impero Romano ne stanno parlando i giornali americani New York Times e Washington Post.
Una questione che si sta dibattendo anche on line dove gli utenti provano a dare personali interpretazioni di questo fenomeno virale.
C’è chi sostiene sia perché tante cose nella nostra vita come lingua, cibo, filosofia, architettura, guerra, intrattenimento, sport, mitologia e cultura, sono stati influenzati dall’impero Romano. Per qualcuno non è proprio così perché ciascuno si focalizza su una parte diversa della storia. Fatto sta che il popolo romano affascina in particolare la mente maschile. Come spiega Hannah Cornwell, storica del mondo antico all’Università di Birmingham, spesso nell’immaginario collettivo gli antichi romani sono associati al concetto di virilità e probabilmente questo ha la sua influenza.
Dove vivere il viaggio nell’Impero Romano
Ma quali sono i luoghi in cui, fuori da Roma, è possibile vivere una giornata da antico romano senza un portafoglio pieno di sesterzi?
A rispondere è SumUp, fintech attiva nel settore dei pagamenti digitali che, partendo dai dati dell’Osservatorio Turismo Cashless 2023 ha realizzato un curioso itinerario alla scoperta di alcuni luoghi in cui pensare all’Impero Romano sarà inevitabile, senza la necessità di avere con sé alcun tipo di moneta.
Acquedotti, arene, ponti, resti antichi e rievocazioni a partire da Aosta, conosciuta in passato come Augusta Praetoria Salassorum; Aquileia in Friuli Venezia Giulia, con i suoi mosaici romani; Milano, in Lombardia tra anfiteatri e colonne romane nel parco archeologico dell’Antiquarium. E ancora Veleia Romana, in Emilia Romagna; Torre Mozza in Toscana; Ocriculum in Umbria tra rievocazioni storiche e paesaggi naturali; Suasa nelle Marche; Alba Fucens in Abruzzo, alla scoperta del teatro romano. Infine Lecce, in Puglia. Famosa per la sua architettura barocca, anche questa città presenta importanti resti romani che testimoniano la sua antica storia.
L’ultima tendenza: dall’Impero Romano al Medieval Tik Tok
Non è solo l’antica Roma ad appassionare sui social. Perché una nuova tendenza si è affacciata.
Ora l’interesse sembra infatti virare sul Medioevo.
Con un nuovo trend che si chiama “bardcore”, derivato dal termine “bard”, “bardo” ovvero cantastorie o “medievalTikTok”.
Conta già sei miliardi di contenuti pubblicati. A differenza di quello sull’impero romano è fatto di video POV, ovvero “punto di vista” per indicare che il contenuto che stiamo vedendo è un punto di vista preciso nella storia che stiamo raccontando sui social.
Si vedono delle antiche taverne con immagini di personaggi improbabili, superstar famosissime il cui nome è stato riportato indietro nel Medioevo, che ballano. Il tutto accompagnato da musica pop o rap suonata con gli strumenti a fiato e un testo come didascalia che racconta alcuni degli stereotipi più comuni legati al periodo.