Una ricerca evidenzia il boom di conversazioni, interazioni e sentiment dopo l’esplosione del conflitto in Israele, che ha rilanciato il tema già più discusso del 2023
I social network annullano le distanze e portano anche le guerre molto più vicine a noi.
Con la conseguente crescente consapevolezza che non possiamo sentirci per nulla tranquilli, per le implicazioni dirette e indirette che potrebbero interessarci.
La conferma arriva da una ricerca di SocialData, che ha analizzato per l’agenzia di stampa Adnkronos le conversazioni in rete nelle 72 ore dall’inizio del nuovo conflitto in Israele. Concludendo che, insieme alla crescita della solidarietà della rete nei confronti del popolo israeliano e allo sgomento per le immagini di violenza e distruzione, la guerra spaventa ben oltre gli scenari direttamente interessati.
Il boom della guerra sui social
Già nelle ore precedenti all’attacco di Hamas, sui temi della guerra i social network avevano fatto registrare un aumento nei sentiment espressi dagli utenti delle varie piattaforme, toccando nella giornata di sabato 7 il picco, con un livello mantenuto costante anche nei 2 giorni seguenti.
Dalla mattinata seguente all’offensiva contro Israele è quindi iniziato il boom anche di citazioni e interazioni. Le pubblicazioni sul tema, spiega la ricerca, sono state complessivamente più di 79 mila, generando nei 3 giorni fino al 10 ottobre circa 10 milioni di interazioni, oltre 3 mila al giorno, e 150 milioni di visualizzazioni stimate in base ai contenuti rilevati
Conflitto in Israele: sentiment fortemente negativo
Guardando alle reazioni espresse attraverso i sentiment, prevalgono nettamente quelle negative, che sono state 38,4 mila, il 74% del totale.
Dei restanti sentiment, 9,66 mila sono stati di segno positivo e 4,51 mila hanno espresso un giudizio neutro.
L’emoticon più usato nelle reazioni alle pubblicazioni sul conflitto è stato il classico pollice alto del “like”, nel 73% dei casi.
Vi è quindi un 19% di “sad” (faccina con la lacrima) e un 5% di “grr” (faccina rossa e acciglliata).
Si fermano ciascuno all’1%, invece, il cuore, la faccina che esprime stupore e, in maniera tanto sorprendente quanto preoccupante, l’emoticon con la risata.
I temi più trattati
Tra le fonti di conversazione, nettamente al primo posto c’è Facebook, seguito da news, forum e blog. E c’è una netta prevalenza maschile (71%) tra coloro che sono intervenuti in rete sui temi bellici. Quanto ai temi delle discussioni, la prevalenza è per le questioni di geopolitica (31,99%), seguite da discussioni più specifiche sulle azioni del conflitto (20,06%).
Ma c’è anche un 13,59% che si sofferma sulle emozioni.
Così, entrando nel dettaglio, si riflette sulle perdite di vite umane, sul timore di un’ulteriore escalation e sui possibili effetti che la guerra può avere nella società occidentale: dalle ulteriori misure di sicurezza, all’aumento dei costi delle materie prime, a una crescita ulteriore dei flussi migratori.
In generale, secondo i ricercatori, “l’acuirsi del conflitto sembra aver radicato ulteriormente le convinzioni di chi aveva già un’opinione in materia”.
La ricerca si completa con un focus specifico su come i social percepiscono il tema della guerra in generale.
Dal 1° gennaio al 10 ottobre, le citazioni web e social registrate su questo argomento sono state 3,66 milioni, che hanno generato 332 milioni di interazioni.
La guerra è dunque il tema più discusso del 2023, davanti a immigrazione, sicurezza, inflazione, calcio ed energia.
Quelli bellici sono inoltre gli argomenti che hanno fatto registrare la quota più elevata di sentiment negativi.
Tra le reazioni espresse da inizio anno, ben il 76% ha avuto questo segno, a fronte, per esempio, del 71% e del 62% di sentiment negativi fatti registrare dalle mentions rispettivamente su immigrazione ed energia.
Alberto Minazzi