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Partito l'iter verso la manovra economica, domani il voto

Partito l'iter verso la manovra economica, domani il voto

Partite lunedì le audizioni di Istat, Banca d’Italia e Corte dei Conti nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Istat lancia l’allarme: retribuzioni reali sotto i livelli del 2009

In una fase complicata per l’economia come quella attuale, con la “coperta” sempre più corta tra inflazione, risorse pubbliche ridotte all’osso e scenari anche internazionali che si complicano giorno dopo giorno, è un’impresa tutt’altro che semplice, per un Governo, approntare una manovra economica e finanziaria.
Ma arrivare al testo che definisce le entrate, le uscite e le coperture per il prossimo anno è un adempimento indispensabile per l’operatività dello Stato: non a caso, la Legge di Bilancio è prevista dalla stessa Costituzione italiana, esattamente all’articolo 81. E ci sono tempi rigidi per arrivare alla sua approvazione.
Un iter che passa attraverso una serie di pre-adempimenti, tra cui l’approvazione della Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che ha visto lunedì 9 ottobre l’avvio delle audizioni nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, con il voto nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama previsto per domani, mercoledì 11.
E se, per far quadrare i conti della manovra, si chiederà ai parlamentari il via libera al ricorso a nuovo deficit, attraverso l’approvazione di un ulteriore scostamento di bilancio, dalla memoria consegnata dall’Istat in Parlamento emergono intanto dati particolarmente preoccupanti sull’economia in generale e sul potere d’acquisto degli stipendi in particolare.

L’inflazione che viaggia al doppio degli stipendi

“Al netto dell’andamento dei fattori esogeni internazionali – ha spiegato l’Istat ai parlamentari – elementi di freno alla crescita sono legati anche a condizioni di accesso al credito più rigide per famiglie e imprese e al lento recupero del potere d’acquisto delle famiglie”.
Per di più, aggiunge l’Istituto, “con riferimento al secondo trimestre dell’anno in corso, si conferma la debolezza della spesa delle famiglie, seppure ancora in crescita (+0,2% la variazione congiunturale, dopo +0,6% del primo)”.

manovra
Sono effetti legati in particolare all’inflazione. Perché, con gli incrementi dei contratti collettivi in vigore a fine agosto, quest’anno gli stipendi dovrebbero aumentare mediamente del +2,7%, ma l’inflazione acquisita nello stesso mese è pari al doppio: +5,4%. Inoltre, a partire dai generi alimentari, a settembre più del 58% dei 400 beni utilizzati per calcolare l’inflazione hanno registrato un aumento di prezzo di almeno il 10% rispetto al 2019, con punte del +40% nel 5,2% dei casi. E, come ha sottolineato in queste ore la Cgia di Mestre, sia pure riferendosi a un contesto parziale come la Città Metropolitana di Venezia, l’indebitamento medio per nucleo familiare ha superato i 25 mila euro.
Insomma: i soldi nelle nostre tasche pesano sempre meno, come potere d’acquisto tanto che, ha rilevato l’Istat, le retribuzioni reali sono tornate sotto i livelli del 2009, a causa della differenza tra l’aumento dell’inflazione e quello delle retribuzioni contrattuali negli ultimi 14 anni pari al 12%.
Un impoverimento delle famiglie che ha un peso anche sulla struttura della società, con le coppie senza figli che, nel lungo periodo, superano quelle con prole, e una “popolazione residente in forte decrescita, con un calo particolarmente marcato al Sud”.

Le valutazioni in vista della manovra 2023

Si capisce, quindi, che è fondamentale per il Governo riuscire a impiegare al meglio le poche risorse disponibili, per lanciare una segnale incoraggiante agli italiani e provare a invertire la rotta. E questo nonostante sempre l’Istat sottolinei che “gli indicatori congiunturali più recenti suggeriscono per i prossimi mesi il permanere della fase di debolezza dell’economia italiana”. Di certo, poi, non aiutano le tensioni geopolitiche, la fase critica delle economie di Germania e Cina o l’andamento dei prezzi dei prodotti energetici.

Riguardo alla Nadef e in vista della manovra, tra le audizioni di lunedì c’è stata anche quella del presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, che ha affermato come sia “difficile apprezzare, in attesa della Legge di Bilancio, la direzione che il Governo intende dare alla gestione dei prossimi anni”. Per quanto, “dall’esame dei dati più recenti emergono segnali positivi sulla reattività del sistema in termini di spesa per investimenti”, ammette sempre Carlino. Che conclude: “la necessità di rispondere ad esigenze urgenti rende il percorso particolarmente problematico”.
Più ottimistica la posizione di Banca d’Italia, secondo cui “l’economia italiana mostra numerosi punti di forza. Ha riacquistato notevole competitività sui mercati internazionali, le imprese hanno effettuato ingenti investimenti mostrando fiducia nel futuro”. Ancora, riguardo all’occupazione, il capo del Dipartimento di Economia e Statistica di Bakitalia, Sergio Nicoletti Altimari, sottolinea che “ha raggiunto il valore più elevato dagli anni Settanta”. E “il settore finanziario è solido anche grazie al basso indebitamento privato”. “Sono caratteristiche – conclude – che consentono di trasformare in opportunità di sviluppo i ritardi che pur permangono in più ambiti”.

Un quadro che si complica

Molto atteso, in vista dell’approdo in aula, è l’intervento odierno in Commissione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Anche perché dal nuovo conflitto tra Israele e Palestina potrebbe, secondo gli esperti come il presidente del Cnel, Renato Brunetta, derivare un’ulteriore complicazione del quadro macro-economico alla base dell’impostazione adottata dal Governo nell’approntare la Legge di Bilancio. Le maggiori incertezze potrebbero rendere addirittura necessario rivedere gli stessi numeri fissati nella Nadef appena un paio di settimane fa e cambiare i saldi, riducendoli.

Alberto Minazzi

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