Lo ha annunciato la presidenza spagnola di turno. Tajani: “Successo per l’Italia”
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, l’ha definito in un post su X “ un vero e proprio punto di svolta”.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha parlato di “un successo per lil Governo italiano e per la Ue”.
Se si escludono le poche voci contrarie (Polonia e Ungheria hanno votato contro, mentre Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia si sono astenute) c’è dunque grande soddisfazione, all’interno dell’Unione Europea per il raggiungimento dell’accordo, sottoscritto dagli ambasciatori dei Paesi membri riguardo alle nuove regole per la gestione dei migranti.
A darne l’annuncio dopo la riunione, sempre attraverso i social network, la presidenza di turno spagnola dell’Unione, che ha spiegato come il regolamento su cui, grazie al lavoro della diplomazia, è stata raggiunta l’intesa, “affronta le situazioni di crisi e forza maggiore nel campo della migrazione e dell’asilo”.
Migranti: le novità nella gestione
In concreto, ha spiegato il Consiglio, l’accordo prevede innanzitutto che “in una situazione di crisi o di forza maggiore, gli Stati membri possono essere autorizzati ad applicare norme specifiche riguardanti la procedura di asilo e di ritorni”.
Tra le altre misure che adeguano le norme in vigore c’è così anche la possibilità di completare la registrazione delle domande di protezione internazionale entro 4 settimane dalla presentazione. In tal modo, si alleggerisce il carico sulle Amministrazioni nazionali.
L’accordo prevede anche modifiche alle norme sulle richieste di un contributo di solidarietà che può essere avanzata ad altri Paesi dell’Unione da “uno Stato membro che si trova ad affrontare una situazione di crisi”.
Le misure di solidarietà previste dall’accordo
In tal senso, sono possibili 3 modalità, a partire dal “ricollocamento dei richiedenti asilo o beneficiari di protezione internazionale dallo Stato membro in situazione di crisi verso gli Stati membri che danno supporto”.
La seconda possibilità riguarda le cosiddette “compensazioni di responsabilità”, ovvero l’assunzione da parte dello Stato che dà sostegno della responsabilità di esaminare le richieste di asilo, sollevando da questo carico l’altro Paese in situazione di crisi.
Infine, il supporto si può tradurre in contributi finanziari o altre misure alternative.
Come ha precisato il Consiglio, si tratta di misure eccezionali, che richiedono la sua autorizzazione in conformità con i principi di necessità e proporzionalità e nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini di Paesi terzi e degli apolidi.
La vittoria della diplomazia e le reazioni
La chiave di volta per arrivare all’intesa è stata la cancellazione dal testo del riferimento alle operazioni condotte dalle Ong inserito la scorsa settimana con un emendamento che aveva portato a una situazione di stallo, soprattutto per la contrapposizione sul punto tra Italia e Germania.
Alla fine, dopo una serie di incontri diplomatici, Berlino ha accettato di tornare al testo approvato a luglio dagli Stati membri, rendendo così possibile l’avvio dei negoziati finali sulla migrazione e l’asilo, che passa attraverso le trattative del Consiglio con il Parlamento europeo nei cosiddetti “triloghi”.
“La Germania – ha dichiarato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Sky Tg24 – chiedeva di aggiungere un emendamento che secondo me faceva dei passi indietro sul tema anche delle Ong. L’emendamento è stato ritirato ed è passata la posizione italiana. Si tratta di implementare velocemente gli strumenti effettivi, è poi nella velocità di realizzazione che l’Europa deve essere più brava”.
Anche il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha comunque definito l’accordo “una buona notizia, una svolta storica”.
“Uniti possiamo realizzare il Patto prima della fine di questo mandato”, ha intanto scritto von der Leyen.
E la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, ha dichiarato che “il Parlamento europeo è pronto: l’accordo sblocca una delle più grandi sfide della nostra generazione”.
I migranti in Italia
Il nostro Paese, del resto, si conferma la principale “porta” dell’Europa nel Mediterraneo.
Oltre alle immagini di cronaca quotidiana, lo dicono anche i numeri.
A sottolinearli, l’intervento del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al Festival delle Città.
“Tra luglio, agosto e settembre – ha dichiarato il titolare del Viminale – a Lampedusa sono arrivati 68 mila migranti. A oggi, nell’hotspot dell’isola, ce ne sono 3-400 dopo un picco di 7 mila”.
Ieri, per esempio, i migranti ospitati nella struttura erano saliti circa 550, dopo i 352 sbarchi avvenuti nella notte.
“La verità – ha concluso Piantedosi – è che non ci siamo fatti trovare impreparati. Lo stato di emergenza non aveva una connotazione ideologica ma serviva proprio ad approntare gli strumenti per far fronte al problema”.
Alberto Minazzi