A breve il decreto. Quattro livelli di allerta e tre giorni di tempo per gli allontanamenti
L’area Flegrea è soggetta a lenta deformazione del suolo, fenomeno che si chiama bradisismo e che avviene con modalità diverse nel tempo portando sia al sollevamento che alla subsidenza della zona interessata.
Già un piano nazionale esiste per lo scenario peggiore che possa verificarsi vale a dire l’eruzione ma ora allo studio c’è anche un nuovo provvedimento in caso di bradisismo grave che dovrebbe prevedere un piano di assistenza alla popolazione ed eventuali forme di allontanamento temporaneo.
Il Piano allo studio del Governo
Dopo l’ultima scossa in ordine di tempo di magnitudo 4.0 che si è sentita fino a Napoli e lo sciame sismico nell’area flegrea, il Ministro per la Protezione Civile e le politiche del mare Sebastiano Mosumeci ha deciso di portare in Cdm un decreto ad hoc in caso di bradisismo grave.
Il Piano allo studio riguarda da un lato l’assistenza alla popolazione, dall’altro eventuali allontanamenti temporanei per i territori particolarmente colpiti dal fenomeno.
Intanto si è riunita la Commissione Grandi Rischi che ha decretato lo stato di allerta gialla nell’area dei campi Flegrei interessata da settimane da un crescente sciame sismico e dove non si escludono nuovi terremoti.
Sulla base delle relazioni dei centri di competenza del Dipartimento della Protezione Civile (Ingv e Cnr/Irea) che hanno fornito i dati del monitoraggio del sistema vulcanico allo stato attuale comunque non si ravvisano motivazioni immediate tali da far modificare l’allerta passando a un livello più alto di attenzione per il rischio vulcanico. In riferimento alla sismicità connessa al bradisismo il verbale della riunione ha chiarito che la maggior frequenza degli sciami sismici, l’aumento della loro magnitudo e il perdurare del sollevamento del suolo suggeriscono che gli eventi possano ripetersi in futuro.
Assistenza alla popolazione e allontanamento temporaneo
Il Piano che è quasi pronto scatterà dunque nel caso dovesse verificarsi un fenomeno di bradisismo grave. Il documento include la mappa delle zone che andrebbero evacuate nello scenario peggiore. L’area interessata comprende la città di Napoli e il suo litorale da Pozzuoli a San Giovanni a Teduccio fino all’entroterra dell’Hinterland nei territori di Villaricca, Melito o Casavatore. Il Piano prevede procedure differenti per le diverse zone interessate a seconda del livello di rischio.
La mappa delle zone a rischio in caso di eruzione
Vi sono due aree distinte a seconda della pericolosità per la popolazione. La zona rossa è quella più esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici, vale a dire valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici e comprende i Comuni di Napoli e alcune sue municipalità (Posillipo, Bagnoli, Chiaia, Fuorigrotta, Vomero, Soccavo, Arenella, Chiaiano, Pianura) Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Marano di Napoli, Quarto e Giuliano in Campania.
La zona comprende in totale cinquecentomila abitanti.
L’allontanamento da questa zona inizia con la dichiarazione della fase di allarme.
Nella zona gialla sono invece compresi 24 quartieri di Napoli, i Comuni di Villaricca, Calvizzano, Mugnano, Melto, Cavasatore e parte di Marano dove vivono ottocentomila abitanti.
E’ un’area esterna alla zona rossa che in caso di eruzione sarebbe esposta alla ricaduta di ceneri vulcaniche e che per questo potrebbero essere necessari allontanamenti temporanei, soprattutto per chi risiede in edifici resi vulnerabili o poco accessibili dall’accumulo del materiale caduto.
Nel piano di esodo, quattro livelli di allerta
Lo stato di attività del vulcano e il tempo che precede una possibile ripresa dell’attività eruttiva sono indicati con quattro livelli di allerta: verde, giallo, arancione e rosso.
E’ prevista un fase di preallarme in cui le persone che vogliono allontanarsi possono farlo ma solo autonomamente.
Nel momento in cui scatta la dichiarazione di allarme tutta la popolazione deve abbandonare la zona rossa scegliendo di farlo in modo autonomo o assistito.
E per farlo il tempo stimato è di tre giorni: le prime 12 ore per permettere ai residenti di prepararsi; le successive 48 ore riguardano la partenza delle persone da tutti i Comuni interessati; le ultime 12 lascino un margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità.
Chi sarà assistito avrà a sua disposizione un sistema di gemellaggio tra Comuni in zona rossa e Comuni e Province autonome del resto d’Italia. Per chi invece dovesse spostarsi in modo autonomo sono stabiliti alcuni percorsi obbligatori. Le operazioni di evacuazione sono regolate con l’attivazione di cancelli che cadenzeranno l’uscita dalla zona rossa.
Silvia Bolognini