Alla scoperta di un nuovo relitto davanti alla Laguna del Mort
“Pensavamo che la nostra storia fosse legata prevalentemente alla Grande Guerra, invece stiamo scoprendo che possiamo compiere dei passi ulteriori verso il passato”.
Le parole dell’assessore alla cultura Debora Gonella inquadrano con precisione la portata storica della nuova indagine archeologica al largo tra Jesolo e Eraclea.
Si tratta di una ricerca subacquea, condotta da archeologi e tecnici della Soprintendenza ABAP di Venezia metropolitana, volta a scoprire la storia della nave militare affondata nella seconda metà dell’Ottocento nella Laguna del Mort.
Un passato storico che attende di essere modificato dal 2014, quando vennero segnalati nuovi relitti lagunari affondati di fronte a Cortellazzo, dove sfocia il fiume Piave, oltre la già conosciuta “Cannoniera di Eraclea” rinvenuta a metà degli anni Novanta.
Da qui la Soprintendenza, diretta dal dottor Alessandro Asta, ha proposto l’avvio di una collaborazione finalizzata tanto a comprendere la natura del relitto, quanto a tutelare il patrimonio culturale subacqueo della tratta jesolana.
Già tra il 2014 e il 2021, grazie all’azione congiunta del nucleo di tutela patrimoniale veneziano dell’Arma dei Carabinieri e del dipartimento di Studi Umanistici Ca’ Foscari diretto dal professor Carlo Beltrame, si era determinata la natura militare del relitto, circoscrivibile in un periodo compreso tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, lungo circa 40 metri e largo 10, da cui pervennero una sciabola d’abbordaggio, una pompa di sentina e altre tubature in piombo, oltre che un’abbondante chiodagione.
Nuove domande e nuove ipotesi sulla storia del relitto
Ora è stato completato il lavoro di inquadramento topografico, di pulizia, di raccolta dei materiali sporadici e soprattutto di uno scavo archeologico su una porzione dello scafo, così da capirne le caratteristiche tecniche, le dimensioni effettiva e la “potenza stratigrafica” (spessore delle superfici).
L’operazione archeologica è avvenuta trasversalmente rispetto all’asse ideale della nave, rivelando le due fiancate del vascello e la chiglia, altrimenti invisibile.
Tra i reperti, alcuni frammenti di porcellana inglese del XIX secolo. Lo scavo è stato poi chiuso e protetto.
“Il lavoro svolto è stato tanto ed è bello vedere come abbia fatto emergere nuove domande e ipotesi per definire cosa sia successo al largo della costa del Mort – commenta il sindaco di Jesolo, Christofer De Zotti – e ci piacerebbe poter iniziare un racconto attraverso i primi reperti rinvenuti già a partire dal prossimo anno, trovando una sede in cui ospitarli, penso ad esempio all’ex Caserma di Cortellazzo”
Una nuova prospettiva di indagine storica
Il lavoro di archeologia subacquea ha aumentato la prospettiva di indagine storica, la quale, sommata alla già citata Cannoniera, può appunto cambiare la ricostruzione storiografica; in più, questo doppio “patrimonio sommerso” al largo della costa adriatica sensibilizza maggiormente la popolazione del posto nei confronti di questo lascito invisibile, ma non per questo inesistente, al di sotto del livello del mare.
Cosa è successo davanti alla costa jesolana un secolo e mezzo fa? Chi e perché ha fatto naufragio lungo le coste sabbiose del Mort? Sono alcune delle domande che continuano a interrogare gli studiosi da circa trent’anni.
“L’iniziativa intrapresa quest’anno con il supporto del Comune – sottolinea il dott. Alessandro Asta, direttore dello scavo – è un primo passo per quello che ci auguriamo essere un lungo percorso condiviso dedicato al patrimonio culturale subacqueo della costa veneta. Non si tratta solo di rispondere a quesiti di ordine storico ma anche, in generale, di stimolare un rinnovato legame fra i moderni abitati costieri e lo spazio marino di fronte ad essi”.
Una dimostrazione tangibile di come si possa modificare il nostro passato, avvicinarsi ai contenuti veri e ridare luce alla realtà.
Damiano Martin