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Uomini e donne: l'influenza non è uguale per tutti

Uomini e donne: l'influenza non è uguale per tutti

Una ricerca conferma l’idea ormai generale: la differenza di genere si traduce in comportamenti diversi quando ci si ammala

La battuta non è nuova, ma sicuramente rende l’idea.
Lei a lui: “Stai male?”. Lui a lei: “Sì”. Lei: “Dovresti provare i dolori del parto”. Lui: “E tu dovresti provare ad avere la febbre a 37.5”.
Assieme all’attitudine al “multitasking”, da molte ritenuta pressoché nulla in un uomo, il comportamento quando ci si ammala, con le donne che mostrerebbero molta più sopportazione rispetto agli uomini, è una delle (presunte) differenze tra maschi e femmine su cui maggiormente ironizzano queste ultime.
Al riguardo, la lingua inglese ha addirittura un termine specifico, “man flu”, per definire una malattia non grave, ma ritenuta tale da chi la contrae.
Che, lo dice la definizione degli stessi dizionari che la riportano, di solito è di sesso maschile.
E una ricerca canadese ha ipotizzato che il testosterone riduca la risposta immunitaria all’influenza.
Al contrario, uno studio austriaco di fine 2022, pur segnalando una ripresa più rapida tra le donne, esclude la validità scientifica di questo ragionamento.
Però adesso, a sostegno della tesi, arrivano anche i risultati della ricerca sui comportamenti di uomini e donne quando si presentano raffreddore e febbre svolta da Human Highway per conto dell’Associazione nazionale farmaci di automedicazione di Federchimica Assosalute.

Letto per lui, automedicazione per lei

Le tendenze “di genere” su come affrontare una malattia respiratoria sono chiare.
Per esempio, sono molti più delle donne (11,9% contro 7%) gli uomini che si mettono subito a letto a riposare.
Così come sono il 5,2% (il 2,3% tra le femmine, il 3,8% del totale) i maschi che hanno ammesso di prendere subito (ma sbagliando, come ricordano i medici) un antibiotico nella convinzione che aiuti a superare più rapidamente la malattia.

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L’uso di questi medicinali è sceso, ma si sottolinea, rimane il terzo rimedio più usato: nel 16% dei casi, salendo al 29% tra i giovani e al 20,2% tra i maschi.
Eppure, solo il 38,8% degli uomini ha come prima reazione all’insorgenza dei sintomi quella di rimanere a casa e iniziare a trattare il raffreddore con automedicazione attraverso l’uso di farmaci da banco o altri rimedi casalinghi.
Un comportamento che, al contrario, caratterizza la risposta della maggioranza assoluta delle donne (58,6%), con una media assoluta del 48,7% (era del 45,6% nel 2022) che sposa questo comportamento. Una percentuale vicina al 60% si riscontra tra le femmine anche riguardo all’idea di chiamare il medico di famiglia solo in assenza di miglioramenti.
Al contrario, il 21,9% dei maschi (contro il 17,2% femminile e il 19,6% generale) che preferisce alzare subito il telefono.
L’idea del medico di base come figura di riferimento, che aveva ripreso quota con la pandemia ed è ancora maggioritaria, sembra del resto essersi adesso arrestata: la nuova tendenza è puntare sulla propria esperienza o rivolgersi a un farmacista. Al di là del genere, va inoltre sottolineato che, tra i giovani, è diffusa l’idea di cercare informazioni in rete (nel 14% dei casi) o consultare parenti e amici (22%) per sentire il loro parere.

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Le contraddizioni maschili e la vaccinazione

Gli autori dello studio evidenziano comunque una tendenza generale degli uomini ad avere “comportamenti meno consapevoli e autonomi, se non avventati oppure noncuranti”. E le risposte fanno emergere anche una serie di contraddizioni.
Così a fronte di una febbre molto elevata il 4,4% dei maschi (la quota femminile si ferma al 2,3%) correrebbe al pronto soccorso, ma il 4,6% degli intervistati (si scende al 3,2% tra le intervistate) ha dichiarato che, in caso di raffreddore e febbre, continuerebbe la sua vita lavorativa e sociale di tutti i giorni.
E se, in linea generale, i farmaci di automedicazione sono al di là dei generi, la soluzione adottata dalla maggioranza assoluta (59,8%), riguardo ai vaccini, invece, il parere favorevole è nettamente superiore tra i maschi: 9,8% contro 5,9%.
Il 33% degli intervistati (-5% dal 2022) si è detto intenzionato a vaccinarsi quest’anno contro l’influenza, con una punta del 56,5% tra gli over 65. C’è però anche un 48% che lo ritiene improbabile e un 19,1% che non si è mai posto il problema.
Riguardo all’atteggiamento maschile, va detto anche che gli uomini guardano con molta meno preoccupazione delle donne (tra cui la percentuale sale al 66%) alla prossima stagione influenzale, che coinciderà anche con quella delle infezioni da Covid-19, riguardo a cui circa il 60% è consapevole della persistenza del virus.
Per quanto va detto che il 31,2% degli uomini e il 35% dei giovani under 24 ritiene che Sars-CoV-2 sia scomparso.
Al contrario, è preoccupato dal ripresentarsi del virus già pandemico il 70% degli anziani.

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Brodo di pollo, latte caldo e vitamine per tutti

Ma, tra le tante differenze legate al genere, cosa riesce a mettere d’accordo tutti, di fronte all’influenza?
La risposta è l’idea di un aumento di liquidi e vitamine all’interno dell’alimentazione.
Il classico rimedio “della nonna” della tazza di brodo di pollo, del bicchiere di latte caldo o della tisana, spiegano i medici, ha anche una sua spiegazione medica, perché si tratta di alimenti che si assumono più volentieri anche in caso di inappetenza legata al malessere. Per quanto, in conclusione, che la maggioranza preferisce ormai sostituirli con integratori alimentari e vitamine.

Alberto Minazzi

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