La circolare dell’Inps introduce un beneficio immediato per i dipendenti che scelgono di continuare a lavorare nonostante abbiano i requisiti per “Quota 103”
C’è una nuova opportunità per chi ha maturato 62 anni di età e 41 di contributi entro il 31 dicembre 2023 e dunque ha i requisiti per andare in pensione con l’attuale sistema di “Quota 103”. Una circolare dell’Inps, attesa da tempo dopo la previsione della misura in Legge di bilancio, ha ora ufficializzato l’introduzione del cosiddetto “bonus incentivo”.
Si tratta di un nuovo diritto, che consente ai dipendenti che decidano di continuare a lavorare dopo il raggiungimento della soglia minima fissata per il pensionamento di percepire subito e direttamente in busta paga la somma che il datore di lavoro dovrebbe versare a titolo di contributi.
Ma attenzione: chi farà questa scelta, peraltro successivamente revocabile, se si troverà più soldi in tasca subito, si vedrà ridurre l’importo dell’assegno futuro, che gli verrà versato quando effettivamente inizierà a usufruire della pensione di vecchiaia, a 67 anni.
I contributi in busta paga
L’aumento dello stipendio per chi usufruirà del bonus, previsto per tutti i lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, sarà pari a circa il 9,19%.
Per esempio, una retribuzione da 2 mila euro sarà incrementata di circa 70 euro netti al mese per l’intero periodo fino alla maturazione della pensione di vecchiaia.
Ovvero per tutti e 5 gli anni di lavoro aggiuntivi tra i 62 e i 67 anni di età. Le cifre aggiuntive concorreranno alla determinazione dell’imponibile a fini fiscali.
La facoltà va esercitata attraverso apposita domanda e il bonus scatterà a partire dal mese successivo a questa.
L’esonero contributivo e il pagamento dei contributi in busta paga, precisa l’Inps, non possono comunque avere una decorrenza antecedente al 1° aprile 2023 nel caso di dipendenti privati e al 1° agosto 2023 per i dipendenti pubblici. E la quota di contributi che confluirà nello stipendio sarà solo quella a carico del lavoatore, mentre il datore dovrà continuare a versare all’Inps la parte di sua spettanza dei contributi, complessivamente pari al 33% della retribuzione annua lorda.
L’impatto sulla pensione futura
Si stima che a essere potenzialmente interessati dal bonus, per il 2023, siano circa 40 mila lavoratori, visto che finora avrebbero aderito all’uscita con Quota 103 circa 5 mila dipendenti. E si calcola che il beneficio sia appetibile soprattutto per chi guadagna oltre 35 mila euro l’anno.
Dopo l’esercizio della facoltà, continuando però la posizione assicurativa a essere alimentata dai soli contributi datoriali, il montante risulterà inferiore, con un impatto sulla parte contributiva della pensione.
In sostanza, cioè, il lavoratore riceverà una pensione più bassa una volta smesso effettivamente di lavorare.
Sempre a titolo di esempio, lo stesso dipendente con uno stipendio da 2 mila euro al mese si troverà a ricevere un assegno netto da circa 35 euro in meno dai 67 anni in poi. Per evitare la decurtazione, comunque, per chi ha maturato i requisiti di Quota 103 è prevista una terza opportunità accanto al pensionamento e al bonus.
Questi lavoratori dipendenti, infatti, potranno anche scegliere di restare al lavoro continando a versare regolarmente i contributi, senza esercitare la nuova facoltà.
Alberto Minazzi