Continua la diffusione della febbre trasmessa dalla zanzara tigre. A Lodi, Roma e Latina i casi trasmessi localmente. Cosa c’è da sapere sulla malattia
Nel bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità dell’11 settembre i casi notificati in Italia di Dengue, la febbre di origine virale trasmessa dalla zanzara tigre, erano 165.
Dopo una settimana, sono saliti a 181. E, soprattutto, nell’ultimo aggiornamento dell’Iss, nella metà dei 16 nuovi casi la trasmissione è avvenuta localmente, all’interno di alcuni focolai sul nostro territorio e non correlati a viaggi nel mondo. Non a caso, secondo l’Oms l’incidenza della Dengue è aumentata di 30 volte in 50 anni.
I focolai italiani
Con 3 episodi tra loro non collegati, è la provincia di Lodi, e la zona di Castiglione d’Adda nello specifico, quella interessata dal maggior numero di casi autoctoni, saliti in 7 giorni da 14 a 21.
L’altro nuovo caso notificato arriva da Roma, che sale a 4, con esposizioni in diverse parti della città metropolitana su cui sono in corso indagini per verificare eventuali collegamenti epidemiologici. Il terzo focolaio, fermo comunque a 2 casi, è infine in provincia di Latina.
L’allarme-Dengue
Resta dunque massima l’allerta per la diffusione della Dengue, che, sottolinea l’Iss, in questa stagione è sostenuta dalle condizioni climatiche favorevoli alla proliferazione della zanzara Aedes albopictus, più nota come “zanzara tigre”, vettore virale ormai diffuso in gran parte dell’Europa, anche se la zanzara più efficace nella trasmissione è la Aedes aegypti, assente praticamente in tutto il continente. E casi autoctoni sono stati registrati anche in Francia.
Oltre alle misure di disinfestazione, nelle aree interessate da trasmissione locale sono state intanto attivate tutte le misure preventive a tutela di trapianti e trasfusioni.
Un virus sempre più autoctono
Tutti i casi italiani notificati, precisa l’Istituto, sono in ogni caso guariti o in via di guarigione.
Intanto, comprendendo anche quelli importati, il totale di casi in Italia dal 1° gennaio al 18 settembre 2023, è salito negli ultimi 7 giorni da 165 a 208, anche se per fortuna non si registra nessun decesso.
Tra tutti i contagiati, c’è una prevalenza maschile (55,77%), con un’età mediana di 36 anni.
La regione maggiormente interessata è la Lombardia (71 casi), mentre, dopo l’Italia (13%), il secondo Paese di probabile esposizione per gli italiani è il Messico (12%).
Dengue: cosa c’è da sapere
Il virus Dengue, presente in 4 varianti e potenzialmente mortale (anche se solo nell’1% dei casi, ma nel 40% se in forma emorragica), non passa direttamente da uomo a uomo, per cui è fondamentale la protezione dalle punture delle zanzare, oltre a evitare di creare le condizioni per la proliferazione della zanzara, a partire dai sottovasi con acqua.
Il virus circola infatti da 2 a 7 giorni nel sangue della persona infetta e, nel caso in cui lo stesso insetto punga successivamente una seconda persona sana, può trasmettere il virus originario delle zone tropicali e subtropicali e poi importato attraverso spostamenti e viaggi delle persone.
Una volta avvenuto il contagio, entro 5-6 giorni normalmente compare febbre anche elevata e generalmente accompagnata da forti e acuti mal di testa, nausea, vomito, dolori nella zona oculare, ai muscoli e alle articolazioni. In molti casi, dopo 3-4 giorni dal primo episodio febbrile possono presentarsi anche irritazioni della pelle e rash cutanei, mentre solo in casi estremi (tra l’1% e il 5% del totale) si arriva a difficoltà respiratorie e insufficienze multiorgano. Sono proprio i sintomi tipici a portare alla diagnosi di Dengue nei casi sospetti, con la possibilità di effettuare esami del sangue specifici per la conferma.
La cura della Dengue
Nel 75% dei casi, la persona infettata sviluppa comunque la malattia in forma asintomatica. Anche in presenza di sintomi, nella maggioranza dei casi si arriva a guarigione completa in un paio di settimane, pur lasciando in alcuni casi stanchezza e depressione per un periodo più lungo, nonostante non esista un trattamento specifico, né profilattico né preventivo attraverso un vaccino. Le cure si incentrano così sui sintomi. E si traducono nel riposo assoluto e nell’uso di farmaci antipiretici, oltre alla somministrazione di liquidi per evitare la disidratazione.
La forma più grave della malattia è la febbre emorragica, che può portare a collassi o anche, sia pure in casi rari, alla morte. Va sottolineato infine che, essendo in presenza di 4 ceppi virali, il precedente eventuale contagio protegge solo da quello che si è contratto e non dagli altri. E la Dengue, secondo diversi scienziati, è destinata a diffondersi sempre più per l’estremizzazione climatica, tant’è che si stima che più della metà della popolazione mondiale sia già a rischio e presto potrà essere esposto all’infezione un altro miliardo di abitanti del pianeta.
Alberto Minazzi