La stesura di un nuovo regolamento è in corso, annuncia il sito UE. Dal 2024 la sostanza tossica non sarà più a contatto con gli alimenti
Se ne parla da decenni. E nel corso degli anni la sua presenza è stata in parte ridotta (2023) e in alcuni casi vietata (2011 nei biberon dei bambini).
Ma il bisfenolo A resta sotto accusa e dopo la sentenza della Corte di giustizia europea, che nel 2019 ha obbligato i produttori di plastica a indicarne la presenza laddove sia contenuto, la Commissione europea annuncia che prima della fine dell’anno un regolamento ne vieterà l’uso nei materiali a contatto con gli alimenti.
Sostanza altamente tossica, il bisfenolo A è potenzialmente pericoloso per l’uomo e per l’ambiente.
Aprile 2023 atto primo: dose tollerabile ridotta di 20 mila volte
La conferma era già arrivata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ad aprile di quest’anno ha ridotto la dose tollerabile di questa sostanza di 20 mila volte e dall’Agenzia Ue per le sostanze chimiche e per l’ambiente, che hanno raccomandato di agire.
Se prima dell’aprile di quest’anno la soglia di tollerabilità della presenza di bisfenolo A era di 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno, ora la DGT è di 0,2 nanogrammi (0,2 miliardesimi di grammi) per chilogrammo di peso corporeo al giorno.
Dal 2024, tutti i contenitori a contatto con gli alimenti, compresi la plastica e gli imballaggi rivestiti, secondo il nuovo regolamento al quale la Commissione Europea sta lavorando, non ne dovranno contenere per niente, così come non dovranno contenere sostanze dello stesso gruppo del bisfenolo A che si sono dimostrate nocive.
Dove si trova e perché il bisfenolo A è pericoloso
Sono tantissimi gli oggetti realizzati con plastiche contenenti il bisfenolo A.
Giocattoli, bottiglie, erogatori di acqua, elettrodomestici, molti packaging, dispositivi medici, le stesse lenti per gli occhiali.
Ma anche molti cartonati come alcuni box delle pizze d’asporto e resine epossidiche che vengono usate per rivestire molti contenitori di alimenti.
Dai quali la sostanza potrebbe transmigrare finendo direttamente tra il cibo.
E se alcuni studi finora hanno minimizzato la sua nocività, altri hanno attestato che questa sostanza può creare degli squilibri ormonali (con relativi problemi di fertilità e di malformazioni genitali), malformazioni alla nascita, problemi dello sviluppo neurologico e causare tumori.