Il report di Legambiente: oltre la metà dei reati legati al ciclo illegale del cemento. Superato il milione di controlli
In media, ogni 115 metri di costa italiana si registra un’infrazione di tipo ambientale. Anche nel 2022, il fenomeno delle illegalità che mettono a repentaglio uno dei principali patrimoni del nostro Paese non ha dunque accennato a rallentare. Anzi, pur aumentando in maniera significativa anche i controlli, la crescita di reati e illeciti amministrativi di questo tipo continua.
È quanto emerge dal nuovo report “Mare Monstrum”, che Legambiente ha appena pubblicato, avanzando nell’occasione una serie di 8 proposte al Governo. Un rapporto dedicato, in occasione del 13° anniversario della morte, ad Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica, ucciso il 5 settembre 2010 proprio per l’impegno per la tutela del mare e delle coste del Cilento contro speculazioni e illegalità che lo aveva da sempre contraddistinto.
Gli illeciti ambientali sulle coste italiane nel 2022
Complessivamente, grazie a 1.087.802 controlli di Capitanerie di porto e forze dell’ordine come Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo forestale della Sicilia (+31% rispetto al 2021), lo scorso anno sono stati accertati lungo le nostre coste 19.530 reati ambientali (+3,2%) e 44.444 illeciti amministrativi (+13,1%). In media, si è così saliti da 7,5 a 8,7 infrazioni per ogni km di costa. Tra il valore dei sequestri (che sono scesi a 3.590, con un -43,3%) e sanzioni amministrative (59.380), l’impatto economico dell’attività di contrasto, che ha portato alla denuncia o all’arresto di 19.658 persone (-4%), ha superato i 486 milioni di euro (-22,3%).
Oltre metà dei reati (10.337) sono riconducibili al ciclo illegale del cemento, che resta il principale problema, tra occupazioni di demanio marittimo, cave illegali, illeciti negli appalti per le opere pubbliche e abusivismo edilizio. Al secondo posto la categoria che Legambiente definisce “mare inquinato”, con 4.730 reati, dalla mala depurazione allo smaltimento dei rifiuti. Terza, la pesca di frodo, con 3.839 illeciti penali. In deciso aumento (+197,1%) le violazioni al Codice di navigazione relative alla nautica da diporto, anche in aree protette, che sono state 624, con 329 sequestri e 286 tra denunce e arresti.
Le regioni: Campania davanti a tutti
Il report “Mare Monstrum” approfondisce le tematiche del “mare violato” anche dal punto di vista territoriale. Emerge così che il 48,7% dei reati è stato accertato in quelle che vengono definite come “regioni a tradizionale presenza mafiosa”: Campania (prima con 3.345 reati), Puglia (2.492), Sicilia (2.184) e Calabria (1.490). Al quarto posto, comunque, si inserisce il Lazio con 1.741 reati. La Campania guida anche per illeciti amministrativi (7.686 per 9.193 sanzioni), seguita però dalla Toscana (4.392 illeciti), con la Sicilia seconda per sanzioni (8.172). Tra le infrazioni per km di costa, si conferma invece prima la Basilicata (32,7 reati e illeciti per km) davanti a Emilia Romagna e Molise.
Guardando poi alle diverse tipologie di infrazioni ambientali, per i reati nel ciclo del cemento sempre davanti a tutti la Campania, a quota 1.727 (il 16,7% del totale nazionale) davanti a Puglia, Sicilia e Toscana. Per i reati di “mare inquinato”, la leadership campana sul totale dell’intero territorio italiano sale al 26,3% (1.245 reati), con Puglia, Lazio e Calabria che seguono ben distanziate. Il focus sui prodotti ittici sequestrati in Italia nel 2022, rientrante nel quadro generale della pesca di frodo, vede invece davanti a tutti la Sicilia (129.395 kg) poi Puglia, Liguria e Veneto (che è però primo nel rapporto con i km di costa: 188,1 kg per km). Con 151 reati, infine, il Lazio è primo per le violazioni al Codice della navigazione.
Alberto Minazzi