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Il pianeta sconosciuto dell'orbita solare

Il pianeta sconosciuto dell'orbita solare

I pianeti torneranno a essere 9? L’ipotesi degli astrofisici giapponesi

Dal 1930, quando fu scoperto (un po’ casualmente) Plutone, i pianeti del sistema solare sono passati da 8 a 9. Dopo la scoperta, nel 2005, di altri potenziali pianeti oltre Nettuno, come Eris, Makemake e Haumea, l’Unione astronomica internazionale, con la “risoluzione B5”, definì per la prima volta le caratteristiche necessarie per la definizione di “pianeta”, riducendo nuovamente l’elenco a Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno (in rigoroso ordine di distanza dal Sole).

Perché potrebbero tornare a essere 9

Adesso, il totale potrebbe essere nuovamente incrementato di un’unità.
E non per un’estensione della qualifica agli altri “pianeti nani” -di cui Plutone è stato il primo esempio sulla base della nuova definizione adottata dagli scienziati-  che sono stati scoperti negli ultimi anni (Orcus, Quaoar, Gonggong, Salacia, 2002 Ms4 e Sedna).
La presenza di un ipotetico nuovo “nono pianeta” è stata teorizzata da due astrofisici giapponesi, che hanno pubblicato su “The Astronomical Journal” i risultati delle loro simulazioni computerizzate.

Il pianeta sconosciuto

Il pianeta si troverebbe nella Cintura di Kuiper, una fascia circolare nel sistema solare esterno, avrebbe dimensioni simili alla Terra (da 1,5 a 3 volte il nostro pianeta) e sarebbe situato su un’orbita inclinata di 30 gradi, lontana dal Sole tra le 250 e le 500 unità astronomiche, ovvero tra 250 e 500 volte i 149,6 milioni di km che intercorrono tra la Terra e la stella del nostro sistema.

Figlio di elaborazioni computerizzate

Al riguardo va però sottolineato che non è ancora avvenuto nessun avvistamento del corpo celeste, ma si tratta solo di elaborazioni computerizzate sulla base del comportamento di alcuni oggetti transnettuniani.
Si tratta di corpi di roccia e ghiaccio resti della formazione dei pianeti nel sistema solare esterno.
La previsione della presenza di un pianeta, illustrano i ricercatori, spiegherebbe il verificarsi in questi piccoli oggetti in orbita di alcuni segnali riconducibili teoricamente alle perturbazioni gravitazionali causate da un corpo celeste più grande.

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