Da Firenze a Venezia, gli appelli dei primi cittadini al Governo di fronte al sistema di accoglienza che non regge più
L’arrivo di migranti in Italia non accenna a rallentare. Nell’ultimo bollettino del Ministero degli Interni, dal 1° gennaio al 28 agosto 2023 le persone sbarcate nel nostro Paese sono già salite a 113.483: più del doppio rispetto alle 55.785 dello stesso periodo del 2022, 3 volte tante dalle 38.334 del 2021.
Il picco, nell’ultimo mese, si è registrato sabato scorso, 26 agosto, con ben 3.042 arrivi, che hanno portato il totale del mese a 24.543: il più alto da inizio anno, superando anche i 23.628 di luglio. A completare il quadro, va sottolineato che i minori stranieri non accompagnati sono già 10.727: più di tutto il 2021, con i 14.044 del 2022 (al 31 dicembre) ormai vicini.
La distribuzione nelle regioni
Di conseguenza, salgono anche le presenze di migranti in accoglienza. Il dato più recente, in questo caso, fotografa la situazione al 15 agosto, quando il totale era di 132.796, il 13% dei quali in Lombardia, tra hot spot, centri di accoglienza e centri Sai.
Perché è l’intero territorio nazionale, pur in maniera diversa (si va dalle quote più basse di migranti ospitati di Valle d’Aosta, allo 0,1% del totale, Trentino Alto Adige e Molise, entrambi all’1%, fino al 9% di Piemonte, Emilia Romagna e Sicilia), a essere impegnato nell’accoglienza. Ed è proprio dagli enti locali, al di là dei colori politici, che parte il grido d’allarme rivolto al Governo: il sistema è ormai al limite.
Migranti nelle palestre: caso-Firenze
Uno dei simboli dell’emergenza è il capoluogo della Toscana, Firenze, dove negli ultimi mesi sono arrivati circa 3 mila profughi, con più di 500 minori non accompagnati. Una situazione che, a fronte di flussi che continuano, ha portato all’esaurimento di posti nelle strutture dedicate. E la Prefettura, senza interpellare il Comune o convocare il tavolo di coordinamento, ha chiesto la disponibilità delle palestre all’Ufficio scolastico regionale.
Una soluzione che ha scatenato la reazione del sindaco, Dario Nardella: “ Come si può spiegare ai cittadini che occupiamo le palestre per i migranti alla vigilia della riapertura delle scuole? È evidente che questa non può essere la soluzione. Così si fanno implodere realtà come le nostre, che fino a oggi hanno dato risposte reali”.
In provincia, a Vicchio, sono state intanto impiantate nel campeggio 2 tensostrutture destinate all’accoglienza.
Da Venezia l’invito a cambiare le norme
Sul tema dei migranti è intervenuto anche il sindaco di Venezia, e presidente di Coraggio Italia, Luigi Brugnaro.
“Non basta la ricetta generica superficiale raccontata col titolo di giornale o con una battuta. L’accoglienza diffusa? Le tendopoli non funzionano e sono assolutamente disumane. Il tema vero è l’integrazione. E il problema è che chi vuole assumere regolarmente un immigrato – prosegue Brugnaro – non lo può fare, con le leggi di oggi, perché la burocrazia non lo consente. E si lascia così la persona nel mercato nero”.
Da qui la richiesta di un cambio delle regole. “Il Paese ha detto di cambiare e adesso si devono fare le leggi. Solleciteremo il Governo, perché non si può lasciare tutta questa questione nelle mani dei sindaci. Come Venezia, abbiamo fatto il nostro e continueremo a farlo, questo è fuori discussione. Ma il tema è a Roma, dove devono mettere mano a certe norme. Si deve dare la casa insieme al lavoro. E se il migrante smette di lavorare, gli viene tolta anche la casa”.
L’accoglienza in tilt
Non solo i grandi centri sono in difficoltà. Se il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, sarebbe riuscito a ottenere lo spostamento di 200 dei 500 migranti in cerca di sistemazione, dopo aver suggerito di utilizzare per l’accoglienza le centinaia di caserme in disuso in tutta la regione, il piccolo centro di Fratta Todina, nel Perugino, è vicino al collasso per la presenza sul proprio territorio di 120 migranti a fronte, denuncia il primo cittadino Gianluca Coata, di appena 1.800 residenti.
Sul tema sono intervenuti anche il presidente del Veneto Luca Zaia e dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che ha parlato di un “rischio tendopoli nelle città”.
“La parola ospitalità -ha detto Zaia – va di pari passo con il termine dignità. Con questi numeri, la dignità non si può garantire. Bisogna che l’Europa scenda in campo perché non si sta occupando del più grave e grosso problema che ha adesso e che aumenterà nei prossimi anni. Non vogliamo le tendopoli, i nostri centri di accoglienza sono stracolmi. Ripeto – ha concluso- l’Europa deve farsi carico del problema. Lampedusa è il confine d’Europa”.
Alberto Minazzi