Cgia: anche al Sud, aumenti superiori alla media dell’area Euro e dei big continentali. Veneto e Venezia sul podio tra regioni e province
Il quadro di rallentamento dell’economia accomuna tutto il continente, con un possibile autunno ricco di rischi legati a inflazione e aumento dei tassi di interesse.
Ma, tra i principali Stati europei, l’Italia è quello che si sta difendendo meglio degli altri, con la più alta stima di crescita del pil nel 2023.
Gli incoraggianti dati emergono dall’analisi pubblicata dall’Ufficio studi degli artigiani della Cgia di Mestre, che conferma le previsioni degli scorsi mesi.
Una condizione generale che, stavolta, non si lega alle sole tradizionali “locomotive” come Lombardia e Veneto, ma coinvolge l’intero Paese, visto che pure il Mezzogiorno fa registrare numeri superiori alla media europea.
Italia locomotiva d’Europa
Dall’elaborazione effettuata sui dati di luglio del Fondo Monetario Internazionale e di Prometeia, la variazione percentuale del Pil reale quest’anno, nell’area Euro, è del +0,9%. Quella dell’Italia è del +1,1%, tra il +1,2% del Nord e il +1% del Sud.
Un incremento che supera tutti gli altri big europei, con la Francia al +0,8% e la Germania, in piena recessione tecnica, addirittura al -0,3%.
In altri termini, pur con una condizione che rimane ancora critica tra disoccupazione, povertà, esclusione sociale, deficit infrastrutturali e inefficienze delle Pubbliche Amministrazioni, le nostre regioni meridionali marciano 4 volte più veloci di Francia e Germania messe insieme. Ma va sottolineato che anche il Regno Unito, uscendo dall’Unione, dovrebbe fermarsi al +0,4%.
I segreti del Pil italiano
Il confronto con gli altri Paesi leader premia l’Italia anche guardando alle variazioni del pil tra il 2019 e il 2023.
Se tutti e 4 gli Stati sono tornati sopra i livelli pre-Covid, il nostro +2,1% supera infatti abbondantemente il +1,2% francese, il +0,3% tedesco e il +0,1% britannico. “Abbiamo superato meglio dei nostri principali competitor gli effetti negativi provocati dalla pandemia, dalla crisi energetica e dal boom dell’inflazione”, sottolinea la Cgia.
L’Ufficio studi individua anche i motivi alla base di questo rilancio. In primis, gli oltre 270 miliardi di euro di aiuti messi in campo negli ultimi 4 anni dai vari Governi che si sono succeduti. La seconda ragione si lega alla ripresa dei consumi delle famiglie e degli investimenti nelle costruzioni, che tra 2021 e 2022 hanno interessato soprattutto il Sud. Infine, il forte aumento di investimenti fissi lordi avvenuto nel Meridione, anche grazie alle risorse del Pnrr.
Le performance a livello di regioni e province
Lo studio si sofferma quindi su 2 analisi, regionale e provinciale, da cui emergono le migliori performance territoriali.
Emerge così che la Lombardia è la regione che registra la migliore crescita sia nel 2023 (+1,29%) che nel confronto con il 2019 (+4,15%).
Al secondo posto, quest’anno, si colloca il Veneto, con +1,24% (contro una media nazionale di +1,13%), mentre ultima è la Basilicata (+0,82%). Rispetto al pre-pandemia, invece, fatica soprattutto la Toscana (-3,22%).
A livello provinciale non si può parlare di “pil”, ma di “valore aggiunto”. E la crescita più alta, nel 2023, è quella di Ascoli Piceno (+2,1%), seguita da Milano (+1,86%), Venezia e Trapani (+1,85%), con Gorizia in coda (+0,04%). Il capoluogo del Veneto (che vede anche Verona 6^ con +1,76%) è ancora sotto al 2019 (-3,06%), ma è in decisa ripresa. Lo conferma anche lo studio della Fondazione Think Tank sul gettito dell’imposta di soggiorno, che nei bilanci di previsione, sarà di 54,2 milioni di euro rispetto ai 53,4 di 4 anni fa, trainando il nuovo record regionale di 87,7 milioni.
Alberto Minazzi