Arpav e Veneto Agricoltura poseranno 300 nasse per tenere sotto controllo la diffusione e la distribuzione degli esemplari della specie invasiva. 2,9 milioni di euro dal Governo per l’emergenza
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha addirittura portato in conferenza stampa 2 esemplari di granchio blu, un maschio e una femmina, per far vedere che, come ha sottolineato mostrandolo ai presenti, «questo animale spacca tutto e fa disastri». Le istituzioni di ogni livello, del resto, stanno cercando soluzioni per arginare quella che ormai è diventata una vera e propria minaccia nelle acque dell’Alto Adriatico.
Il granchio blu, specie altamente invasiva, sta infatti distruggendo il fragile ecosistema di laguna e fiumi. Una prima strategia è intanto stata messa in campo da oggi, 17 agosto, con il via alla posa di 300 nasse da parte di Arpav e Veneto Agricoltura. Serviranno per monitorare la diffusione e la distribuzione del “killer” dei mari e poi poter meglio affrontare la questione.
Gli interventi per contrastare il predatore
Il predatore, vorace di pesce, molluschi e crostacei, ha già creato significativi danni al comparto ittico nelle zone dove è presente tanto che il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha dato ascolto al grido d’allarme di associazioni e cooperative di cozze e vongole. E il Governo è prontamente intervenuto stanziando, come prima misura concreta, 2,9 milioni di euro a supporto dell’attività di prelievo e smaltimento dell’animale dalle acque italiane.
Lo scorso 24 luglio in Veneto è stato dichiarato lo stato di calamità per la presenza invasiva del granchio blu. Da inizio anno nella regione ne sono state raccolte 329 tonnellate e, nel solo mese di agosto, 84 tonnellate a Scardovari (Rovigo) e 29 a Pila. «E’ una tragedia – ha sottolineato Luca Zaia, granchio blu alla mano. – Siamo molto preoccupati. Divora bivalvi e molluschi, apre ostriche e cozze. Come Regione abbiano stanziato 80 mila euro per i primi studi».
Il tavolo tecnico del Governo
Nel corso del recente tavolo tecnico sull’emergenza granchio blu tenutosi al Masaf (Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste), sono state stabilite 2 fasi principali nella gestione del problema. In primo luogo fronteggiare l’esponenziale diffusione dell’animale supportando economicamente i pescatori dell’Alto Adriatico e tutte le zone interessate dal fenomeno. Poi è necessario individuare le modalità attraverso le quali sviluppare filiere per prelievi utili a riequilibrare la situazione emergenziale e che portino all’utilizzo del granchio pescato sia come mangimistica, sia per il consumo umano, generando profitti così come avviene in altre nazioni.
Lo stesso Ministero dell’Agricoltura ha dato l’autorizzazione alla pesca del granchio blu all’interno degli impianti di acquacoltura e molluschicoltura attraverso nasse, cestelli e reti da posta.
Da nemico di cozze e vongole a piatto prelibato
D’altra parte il granchio blu ha una carne buona e nutriente e tra le sue proprietà una forte presenza di vitamina B12, preziosa per l’organismo umano. Da nemico di cozze e vongole, il futuro del granchio blu potrebbe dunque essere quello di un piatto prelibato e che fa bene alla salute. Già in alcune città, il protagonista dell’estate 2023 è proposto nei menu dei ristoranti: dagli spaghettoni al granchio blu oppure cotto al vapore, bollito o in guazzetto. Altrimenti come ingrediente speciale di insalate e zuppe, talvolta saltato in padella, utilizzato per un ottimo sugo.
Secondo Coldiretti proprio il suo consumo alimentare potrebbe essere una valida soluzione per contenerne l’eccessiva diffusione. Lo stesso ministro Lollobrigida ha dichiarato che i granchi blu possono diventare un’opportunità economica e alimentare sulla base, ad esempio di un mercato potenziale molto interessante come quello degli Stati Uniti o della Cina, che lo utilizzano in maniera massiva.
Silvia Bolognini