Grazie alla vittoria del premio “Test-It”, la start-up torinese Oris sta sperimentando un innovativo sistema basato su laser e wireless
Il più “vecchio” ha 26 anni, gli altri 3 ne hanno 25 e sono tutti laureati in Ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino. E sono a tutti gli effetti dei possibili “geni visionari”, avendo ideato un metodo per garantire un flusso costante di energia elettrica ai possibili futuri insediamenti umani sulla superficie lunare.
Un’idea, partita nel 2021, tutt’altro che campata in aria.
Lo testimoniano sia il fatto che Forbes abbia inserito i 4 giovani ingegneri tra i 100 talenti italiani under 30 più promettenti, sia la vittoria del premio “Test-It”, ottenuta dal loro progetto al #T-Tec 2022.
Un riconoscimento che, concretamente, significa per la start-up che i 4 hanno fondato, chiamata “Oris” (acronimo per “Orbital Recharge in Space”), la possibilità di realizzare in laboratorio una Proof of Concept delle proprie idee finanziata da Leonardo, col supporto tecnico di Telespazio.
In altri termini, grazie a questa PoC le tecnologie alla base del progetto sono potute passare dalla semplice simulazione teorica a una sperimentazione pratica ufficiale, attualmente in corso, mirata al loro perfezionamento come primo passo verso la realizzazione di un prototipo per l’utilizzo effettivo del sistema.
L’elettricità sulla Luna
“L’umanità – premette Andrea Villa, amministratore delegato e fondatore di Oris, nel video in cui illustra la missione della start-up – è tornata sulla Luna attraverso le missioni Artemis, preparando un futuro multiplanetario con insediamenti umani stabili nelle basi lunari. Le future colonie umani nelle basi lunari avranno bisogno di costanti forniture di energia”.
Il sole, ricorda Villa, è la fonte primaria di energia nello spazio, sfruttata attraverso l’uso di pannelli solari.
“Ma questi, da soli, non sono sufficienti. A causa della rotazione della Luna attorno a se stessa e attorno alla Terra, un pannello solare sulla Luna è esposto alla luce per 14 giorni consecutivi, seguiti dallo stesso numero di giorni al buio, in cui non c’è energia da utilizzare”.
“Oris – spiega allora il direttore tecnico, Anna Mauro – vuole illuminare questi 14 giorni di buio con una soluzione innovativa. La nostra soluzione è una costellazione di satelliti in orbita attorno alla Luna, progettati per raccogliere l’energia solare e reindirizzarla senza fili, puntando un raggio laser verso un sistema di conversione di potenza fotonica, posizionato sulla superficie lunare”.
Dal satellite alle basi lunari (via laser)
Il sistema, aggiunge Mauro, trasforma la luce laser in energia elettrica, assicurando alle basi lunari una fornitura ininterrotta di energia.
“Quando il satellite entra in un cono di trasmissibilità – scende nel dettaglio tecnico il mission analyst Francesco Lopez- trasmette energia in modalità wireless attraverso il laser, mirando con precisione al sistema di conversione, posizionato a centinaia di chilometri di distanza”.
La grande innovazione del complesso progetto è legata al primo tentativo di utilizzo in ambito spaziale di un laser ad alta potenza, la cui tecnologia è in fase di sviluppo, estremamente preciso dovendo centrare da lontano un ricevitore grande tra i 5 e i 10 metri, realizzato con forme che ottimizzano l’efficienza del sistema della “centrale elettrica orbitante”, che allontana il luogo di generazione dell’energia da quello di fruizione.
Una volta che è al di fuori del cono di trasmissibilità, prosegue Lopez, la costellazione di satelliti ricarica le sue batterie per prepararsi alla successiva trasmissione.
“L’energia elettrica trasformata dal sistema di conversione – conclude l’ingegnere di Oris – è quindi distribuita alle basi lunari, consentendo alla colonia umana di svolgere attività ad alta intensità energetica senza soluzione di continuità”.
Verso la colonizzazione della Luna
“Immaginiamo – conclude Domenico Edoardo Sfasciamuro, ingegnere di controllo – un futuro in cui l’umanità si spinga oltre i confini della Terra, evolvendo in una specie multiplanetaria. Fioriranno colonie umane che guideranno l’espansione della conoscenza oltre ogni orizzonte”.
I test finora svolti avrebbero dato risultati incoraggianti, pur rimanendo ancora molto lavoro il lavoro da fare.
La tecnologia dovrebbe quindi essere pronta in un paio d’anni, potendo poi passare alle dimostrazioni di funzionamento a terra, a rendere gli apparecchi in grado di volare e, infine, all’invio in orbita. L’idea degli ingegneri è quella di un utilizzo soprattutto nell’area del Polo Sud della Luna, sempre in ombra e con depositi di acqua ghiacciata nei crateri, già individuata per la costruzione di una base lunare.
La tecnologia laser, sottolinea Oris, potrebbe essere utilizzata anche per altri scopi, come la distruzione di detriti spaziali di piccole dimensioni, più difficilmente rintracciabili rispetto a quelli più grandi, ma non per questo meno pericolosi per le navicelle in orbita, compresa la Stazione spaziale internazionale.
Basta infatti un oggetto di pochi centimetri per forarne la struttura e rischiare di comprometterne sistemi vitali.
Alberto Minazzi