In occasione dell’anniversario della Liberazione d’Italia, ricordiamo gli eventi e i personaggi che giocarono un ruolo determinante per il riscatto dall’oppressione del Paese
L’Italia, il 25 Aprile e la Resistenza. Il periodo tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 (e oltre) sono anni caotici, confusi, di guerra civile e di fughe. Una lotta continua, strada per strada, senza distinzione tra militari e civili, uomini e donne, adulti e ragazzi. Esistono solo oppressori violenti e oppressi che resistono, che non scendono a patti con regimi e leggi razziali, che chiedono solo libertà.
Uomini e città della Resistenza: gli scritti di Piero Calamandrei
Negli anni di guerra civile e Resistenza Piero Calamandrei, giurista e fondatore del Partito d’Azione nel 1942, futuro padre repubblicano dell’Italia democratica, scrive epigrafi, testi, e racconti che verranno raccolti, dieci anni più tardi (1955) in Uomini e città della Resistenza. Un testo profondo, volto a sottolineare quanto la Resistenza e la partigianeria non furono solo occasionali e dettate dalle circostanze. Dal Risorgimento alla guerra di trincea al dissidio nel Ventennio di regime, fino all’armistizio con gli Alleati della Seconda guerra mondiale. La storia italiana è costruita sulla Resistenza, è un sentimento profondo e ne sono simbolo gli uomini e le città italiane, insignite con la medaglia d’oro al Valor militare.
“Un’azione territoriale di riscatto collettivo”, per citare le parole del professor Filippo Focardi, pronunciate durante l’evento organizzato dall’Università di Padova “Memoria e Libertà”, in onore della medaglia ricevuta dall’ateneo padovano per la sua Resistenza di fronte al nazifascismo. “È difficile da stabilire, ma al momento si contano circa 57 medaglie d’oro al Valor militare tra città e province italiane. Tra queste, si conta solo una regione, il Friuli Venezia Giulia, e un’istituzione, l’Università di Padova” ha continuato il professor Focardi.
Le città “d’oro” della Resistenza
La prima città a ricevere l’onorificenza – e l’unica in tempo di guerra – fu Napoli, il 10 settembre 1944, per l’evento passato alla storia con il nome delle Quattro giornate, tra il 27 e il 30 settembre 1943. All’indomani dell’armistizio con gli Alleati, la città “Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia”.
A Napoli seguirà Firenze, il 10 agosto 1945: “Nel centro, sulle rive dell’Arno e del Mugnone, a Careggi, a Cercina e dovunque; donava il sangue dei suoi figli copiosamente perché un libero popolo potesse nuovamente esprimere se stesso in una libera nazione. Firenze, 11 agosto – 1 settembre 1944”.
Le medaglie risalgono la Penisola, arrivando al Nord Italia, spaccato dall’occupazione nazista e repubblichina (di Salò). Nel 1946 vengono insignite le medaglie d’oro, tra le altre, a Bassano del Grappa e Vittorio Veneto; le loro citazioni celebrative risuonano dell’eco della Grande guerra, ricordando le sponde del Piave. Anche Bologna, città partigiana, “fedele alle antiche eroiche tradizioni” viene celebrata il 24 novembre del 1946 dal primo presidente della Repubblica, Enrico De Nicola.
Il 1947 è la volta dell’unica regione italiana a potersi fregiare dell’onore dorato della medaglia: il “Friuli e per esso la città di Udine”, con il decreto del 14 giugno viene riconosciuto il “valore delle genti friulane [che] vincevano sulle rappresaglie, sul terrore, sulla fame”, in ricordo dei duemilaseicento morti sacrificatisi per l’amore dell’Italia e per la libertà. In quest’anno si aggiungono anche Massa Carrara, Belluno, Cuneo, Genova, Modena, Parma.
L’Università di Padova, l’unica medaglia d’oro tra le istituzioni
Facendo qualche passo indietro, torniamo al 1945: è il 12 novembre quando il capo di governo Ferruccio Parri, conferisce la medaglia d’oro al Valore militare all’Università degli studi di Padova. Un riconoscimento che segue coerentemente la storia dell’ateneo, da sempre al centro di lotte risorgimentali e fervore politico, il cui apice patriottico viene raggiunto durante il biennio 1943-45. A passare alla storia sono il fu rettore Concetto Marchesi, il cui discorso di inaugurazione dell’anno accademico nel 9 novembre 1943, a città occupata dai tedeschi, esorta a resistere, mentre coordina il neonato CLN e continuerà la resistenza da esule con l’organizzazione “Frama” (Franceschi-Marchesi).
L’Università di Padova fu anche la casa accademica di Egidio Meneghetti, medico e farmacologo, fondatore della facoltà di Farmacia della città e simbolo della resistenza veneta, clandestino (per i tedeschi) nella sua stessa città, nascosto nel suo studio fintantoché non verrà deportato a Bolzano, il 7 gennaio 1945. Anche qui riuscirà ad animare i giovani internati, a sottolineare la sua importanza all’interno del movimento. La medaglia d’oro all’ateneo di Padova è soprattutto in memoria dei 116 membri della comunità, 107 studenti e i restanti professori, morti per la patria e ricordati sulla stele posta nell’Atrio degli eroi della sede universitaria.
Negli anni successivi i conferimenti di medaglia si espanderanno, passando dal ruolo militare a quello civile, in ricordo di atti eroici e massacri (come Marzabotto, decorata nel 1948) per riconoscere nel modo più largo possibile la Resistenza di ogni comunità. Un modo per unire la nazione, espandendo il riconoscimento anche alle città del Sud, coinvolte in maniera meno pesante ma diversamente partecipi. I partigiani sostennero un ruolo fondamentale, ma la Resistenza al nemico si declinò in diversi aspetti, a rimarcare quanto non fosse solo una questione di guerra, ma di un sentire comune.
“È una testimonianza diretta, e al tempo stesso una riflessione su quella che fu l’ispirazione profonda della Resistenza, il carattere “religioso e morale, prima che sociale e politico” che essa ebbe, nella concezione, e nell’esperienza di Piero Calamandrei”. Parole vergate dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2006, in conclusione del suo settennato, per la prefazione all’edizione di Uomini e città della Resistenza di Piero Calamandrei. A ricordare e a ricordarci quanti uomini, quante comunità, quante città hanno partecipato per difendere la nostra patria, l’Italia.
Damiano Martin