L’italiano gode di buona salute e si arricchisce continuamente di nuove parole. Ma non se ne insegnano più le regole
Dal 2000, il 21 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata internazionale della lingua madre, proclamata dalla Conferenza Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco) nel novembre del 1999. Una data per commemorare un drammatico episodio avvenuto in questo giorno del 1952 nella capitale dell’attuale Bangladesh, Dacca.
Allora alcuni studenti furono uccisi dalla polizia mentre manifestavano per il riconoscimento della loro lingua, il bengalese, come una delle due lingue nazionali dell’allora Pakistan.
Nel 2007 la Giornata è stata riconosciuta dall’Onu. Ma che valore ha oggi la lingua madre?
Gli idiomi da salvare
Magari mai ci siamo soffermati sulla questione ma delle 7.168 lingue vive esistenti oggi al mondo, è stimato che almeno la metà si estinguerà entro il 2100 e ogni due settimane una lingua scompare.
La lingua madre è quella che si apprende da quando veniamo al mondo dai genitori, quella che indentifica la nostra storia e le nostre origini.
Un patrimonio che non deve scomparire ma anzi evolversi e valorizzarsi in una società oggi globalizzata, mantenendo il suo valore ma al tempo stesso accrescendo la sua varietà attraverso l’educazione multilingue.
Proprio perché è importante riflettere sull’importanza delle lingue a partire dai giovani, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per il periodo 2022-2032, ha indetto il Decennio internazionale delle lingue indigene, molte delle quali sono a rischio sparizione, per la loro conservazione, rivitalizzazione e promozione.
Nella giornata di oggi, invece, a Roma si tiene il Festival “La lingua madre” organizzato dall’Associazione internazionale degli interpreti di conferenza in collaborazione con l’Università di Cagliari per porre al centro dell’attenzione l’italiano come lingua madre.
La lingua italiana gode di buona salute ma il suo studio non è più al centro dell’insegnamento
Come spiega il manifesto del Festival, la lingua italiana, come ogni lingua madre, è una risorsa di pari dignità rispetto al patrimonio artistico, paesaggistico, culturale e gastronomico.
Per questo ritrovare un amore moderno e spigliato per la nostra lingua valorizzandola come bene comune a tutto tondo, è tanto un’esigenza culturale quanto un interesse economico nazionale.
L’italiano di per sé sta benissimo, prosegue il manifesto, tuttavia l’uso che se ne fa è limitato e limitante. Come dire: abbiamo una Ferrari ma la lasciamo in garage, e il rischio è che prima o poi non si metta in moto.
La linguista Valeria Della Valle sottolinea ad AdnKronos che la nostra lingua gode di buona salute, si arricchisce continuamente e forma nuove parole ma gli italiani spesso hanno perso il contatto con il nostro idioma e lo usano senza conoscerne le regole, perché il suo studio non è più al centro dell’insegnamento. Per questo bisognerebbe incrementare la sua conoscenza attraverso la scuola.
Troppo inglese: un pericolo?
Si sa che l’inglese è oggi una lingua universale e vanta il maggior numero di persone che la parlano come seconda, terza o quarta lingua. Dei circa 7,8 miliardi di abitanti del mondo, 1,45 parlano inglese secondo quanto ha rilevato Ethnologue pur non essendo la maggior parte di madrelingua.
Come prima lingua, la parlano circa 380 milioni di persone.
Secondo Della Valle, i pericoli non vengono dall’utilizzo di singole parole straniere ma dall’offerta di interi corsi universitari che in alcuni atenei sono svolti unicamente in inglese.
La chiamata dei partecipanti al Festival di Roma è quindi per uno sforzo collegiale di “riappropriazione moderna, creativa e spigliata della lingua italiana” senza comunque rinunciare ad alimentarla anche grazie ai prestiti e ai travasi delle altre lingue. In occasione della Giornata internazionale della lingua madre il presidente del consiglio Regionale Friuli Venezia Giulia Piero Mauro Zanin ha precisato che è anche importante tutelare le minoranze linguistiche come elemento fondamentale e identitario della comunità ricordando che la regione è multilinguistica con minoranze slovena, tedesca e friulana.
Silvia Bolognini
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