È il giorno più corto dell’anno, quello in cui le ore di luce toccano il minimo. Almeno nell’emisfero boreale, perché in quello australe è esattamente il contrario. Ma da secoli l’inizio dell’inverno astronomico è vissuto come un’occasione per fare festa anche nella parte settentrionale della Terra.
Perché questa data significa che è cominciato il conto alla rovescia di 3 mesi verso la primavera.
Da oggi, infatti, le giornate riprenderanno ad allungarsi via via sempre di più, fino a toccare il massimo il 21 giugno 2022. Cioè il giorno di un altro solstizio: quello d’estate, fissato tra 6 mesi, esattamente alle 11.13.
Quando comincia l’inverno
Gli astronomi fissano infatti ogni anno una data e un orario preciso per il momento preciso dei solstizi. Per il 2021, quello d’inverno scatta oggi, martedì 21 dicembre, alle 16.58 ora italiana. In quel momento, nell’emisfero boreale il sole sarà nel punto più basso della volta celeste e passerà sopra l’orizzonte per un tempo estremamente ridotto. Con una durata delle ore di luce più breve più ci si sposta a nord: a Roma sono ad esempio 9 e 6 minuti, a Milano 8 e 42 minuti.
Se, fin dalle scuole elementari, ci viene insegnato che le stagioni hanno una data d’inizio e una data di fine precisa, questo è vero solo con buona approssimazione. Nel 2021, in effetti, l’inizio dell’inverno coincide con la data convenzionalmente fissata del 21 dicembre. Ma la “finestra” del solstizio in realtà comprende i giorni tra il 20 e il 23 dicembre.
La durata dell’anno
Questa variabilità è legata ai decimali che differenziano la durata dell’anno solare da quella dell’anno stabilito dal calendario moderno.
Sia che si consideri l’anno sidereo, cioè il tempo impiegato dalla Terra per compiere una rivoluzione intorno al sole, sia che si prenda a riferimento l’intervallo di tempo tra due passaggi consecutivi del sole al “punto gamma” (che avviene nell’equinozio di primavera), c’è comunque un’approssimazione per difetto.
L’anno bisesto
Esattamente, l’anno sidereo dura 6 ore, 9 minuti e 9,54 secondi oltre i 365 giorni tondi. Quello solare, adottato ufficialmente dal 1990, 5 ore, 48 minuti e 46,98 secondi in più. Questo, sul medio periodo, determina la necessità, ogni 4 anni, di inserire un giorno in più nel calendario (il 29 febbraio degli anni bisestili).
Nel breve, invece, è uno dei fattori che incide anche sulla fissazione dei solstizi.
Il solstizio d’inverno
L’inizio della stagione invernale astronomica, però, si lega anche ad altre caratteristiche del nostro pianeta. L’asse terrestre, ovvero la linea immaginaria che unisce il Polo Sud al Polo Nord, è infatti inclinato rispetto al piano dell’eclittica, cioè quello che traccia il cammino apparente del Sole nel cielo nel corso dell’anno.
Questa inclinazione è massima, e pari a 23,5 gradi, nel giorno dei 2 solstizi. In quello d’inverno, così, si verifica la situazione in cui il Polo Nord risulta più distante dal Sole. Una distanza, comunque, non assoluta, perché la Terra in questo momento potrebbe non trovarsi nel punto della sua orbita più lontano dalla stella, ma riferita all’asse terrestre.
Il solstizio nella tradizione dell’umanità
Pur avendo approfondito nei secoli la conoscenza astronomica anche grazie a strumenti sempre più potenti e precisi, da sempre l’uomo ha osservato l’universo tra i punti di riferimento. Una conferma ci arriva da uno dei più famosi monumenti preistorici: Stonehenge, in Inghilterra, costruito in modo tale da risultare perfettamente allineato con la posizione al sole al tramonto nel giorno del solstizio d’inverno.
In questa data, così, nella località del Wiltshire, si tengono ogni anno celebrazioni guidate dagli ordini druidi. Ma non è l’unico monumento europeo che si collega a momenti salienti del giorno più breve dell’anno. Newgrange, in Irlanda, è allineato all’alba del solstizio di inverno. E il Cerchio di Goseck, in Germania, sia all’alba che al tramonto del primo giorno d’inverno.
Le feste per il solstizio d’inverno
Ci sono poi le tradizionali feste per il solstizio, diffuse fin dall’antichità in civiltà tra loro ben diverse. I Romani, dal 17 dicembre, celebravano i Saturnalia, banchetti dedicati a Saturno, padre di tutti gli dei. Ed è proprio dal latino “solstitium” che deriva il nome, legato a termini che significano “sole” e “fermarsi”. I popoli scandinavi omaggiavano invece il dio Thor con la festa di Yule, che resta ancora un evento per i pagani d’Islanda.
In Iran e in altri Paesi del vicino Oriente (Afghanistan, Tajikistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Azerbaijan e Armenia) il giorno del solstizio d’inverno è quello della festa di Yalda o Shab-e Chelleh. Ma anche nel continente americano, in Guatemala, si allestisce in questa data il “Palo Volador”, che riprende un antico rito Inca. E, tornando in Italia, i festeggiamenti sono tradizionali anche nella lombarda Val Camonica.