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2020: il peggior anno dal secondo dopoguerra. Persi 126 miliardi

2020: il peggior anno dal secondo dopoguerra. Persi 126 miliardi

L’Ufficio Studi di Confcommercio ha reso noto il Report sui consumi regionali 2019-2021.
E’ stato registrato un calo generale dei consumi dell’11,7%, pari ad oltre 126 miliardi di euro, tanto da eleggere il 2020 come l’anno con il peggior dato dal secondo dopoguerra.
Pandemia e  lockdown hanno azzerato gli spostamenti e ad aver maggiormente inciso nella nostra economia è stata la  riduzione del 60,4% della spesa dei turisti stranieri, che è pari ad una perdita di circa 27 miliardi.
Di questi, 23 hanno riguardato le regioni del Centro-Nord, con Lazio e Toscana in cima alla lista.
La perdita
Ciò che si nota guardando i dati è che le città d’arte e le regioni in cui il turismo non è stagionale come Lazio, Toscana, Campania, Sicilia, Veneto e Lombardia, la perdita è stata più drastica rispetto alle altre regioni.
Nel Lazio, ad esempio, si è registrato  un –75,2% , mentre la Valle d’Aosta ha registrato un -6,9%, anche se in questa regione il turismo straniero svolge un ruolo cruciale, con quasi il 14,5% dei consumi interni della regione.
La spesa pro capite, secondo il centro studi ha subito una riduzione di oltre 2.000 euro rispetto al 2019, riportando i consumi indietro ai livelli del 1995.
Il Nord e il Centro sono le aree più colpite dal calo dei consumi nel rapporto storico.  In testa si trovano Veneto e Valle d’Aosta, che hanno avuto le maggiori perdite, pari ad oltre il 15%, mentre  le regioni del sud invece hanno visto un calo più lieve con la punta massima registrata in Sardegna con il 13%.
Secondo lo studio, negli ultimi due mesi del 2021, le riaperture delle attività e il ritorno alla vita quotidiana, seppur graduale, hanno visto incrementarsi i consumi che salgono a +14,2% nel mese di maggio fissando il recupero del Prodotto interno lordo con un +2,9 a giugno.
Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, ha sottolineato che “l’economia italiana si è rimessa in moto ma a velocità differenti. Ci sono regioni e settori come il turismo e la cultura che torneranno ai livelli pre-covid solo nel 2023 e molte imprese sono a rischio. Il piano di ripresa – ha affermato Sangalli – deve risolvere i problemi strutturali e favorire la crescita più robusta del nostro Paese”.

 

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