Quarantacinque anni fa la Reyer esce dalla prima grande crisi della sua storia e ritorna in A dopo sette anni di “purgatorio”. Dalla serie C, allo spareggio di Bologna. La presidenza Ligabue, Geroli in panchina, e un manipolo di “Veneziani” in campo
SECONDA PARTE
Se c’è un periodo della storia orogranata che rimanda con sorprendente attualità al ritrovato entusiasmo di questi tempi, quel periodo va inscritto tra il 1957 e il 1964. È in questo arco di tempo che si consuma la prima delle due “grandi crisi” che segnano le maggiori discontinuità della storia reyerina. La seconda, per l’appunto, è quella che la Reyer si è da poco lasciata alle spalle e che potremmo collocare tra il 1996 e il 2008, anno del ritorno in serie A.
PER LA PRIMA VOLTA IN B
Dopo trent’anni ininterrotti nella massima serie (il primo campionato di A risaliva al 1920) e due scudetti, al termine del campionato ‘57/’58 la Reyer prova per la prima volta l’amarezza della retrocessione. È una stagione travagliata, i problemi nella gestione della Misericordia e le difficoltà societarie influiscono negativamente sulla prima squadra, che chiude il torneo all’ultimo posto insieme a Viareggio. Si parla di maschile perchè la Reyer femminile, dopo lo scudetto del 1946 di fatto sparisce dalle cronache. Per ritrovare la squadra maschile protagonista ci vorranno sette anni, cinque dei quali passati nei campionati minori e intervallati da un paio di fugaci apparizioni in serie A. La risalita, infatti, è rapida ma illusoria: nel ’58 il ritorno in A (nelle finali di Modena per la promozione in “Prima serie”, vittorie su Udine e Gorizia), ma nel ’60 è tempo di un’altra retrocessione e della decisione più sofferta: quella di ripartire dalla serie C. Qualcosa di simile a quello che avvenne dopo il fallimento del ’96, quando, recuperata in qualche modo la denominazione societaria, si ricominciò dal basso, dai tornei giovanili e poi dalla C2.
INIZIA LA RICOSTRUZIONE
Dalla crisi si passa gradualmente alla ricostruzione. La dirigenza Reyer, allora guidata dal presidente Bonfanti, decide di affidare per il secondo anno la panchina a Giulio Geroli (oggi puntualmente presente in prima fila al Taliercio), puntando tutto sui giovani virgulti del vivaio. Guidata da Cedolini, Lessana e Vaccher, la Reyer vince largamente il campionato di serie C, davanti a Vicenza e Petrarca Padova. L’anno successivo, stagione ‘61/’62, la squadra conferma subito il suo valore chiudendo al secondo posto il campionato di B alle spalle del CSI Treviso e davanti all’APU Udine. E proprio nel ’62 avviene un fatto decisivo. Bonfanti lascia la presidenza e inizia così “l’era Ligabue”, destinata a durare quasi un ventennio. Grazie alla passione e al talento imprenditoriale di Giancarlo Ligabue la società fa un vero salto di qualità, sia dal punto di vista organizzativo che tecnico. È il cambio di rotta che permetterà alla Reyer di ritornare in A e rimanere per altri trent’anni nel gotha della pallacanestro italiana. Ma il ritorno nella massima serie non è immediato. Il secondo campionato consecutivo di B si conclude con una sconfitta bruciante. La truppa di Geroli cede di un solo punto nello spareggio promozione del 21 aprile ’63 giocato a Ferrara con la Ginnastica Goriziana. Negli ultimi minuti la Reyer è avanti, ma gli isontini trovano il canestro di Nanut (padre del Nanut che due stagioni fa ha affrontato la Reyer con la maglia di Fidenza) che proprio allo scadere regala la vittoria ai suoi. Ma il fermento per il basket che si vive in centro storico, come in terraferma, è tale da assorbire la delusione. Il basket è ovunque: a quello stesso campionato di B prende parte anche Marghera, sponsorizzata Sicedison, mentre la Virtus Murano conquista a sua volta la promozione in B con giocatori provenienti tutti dal vivaio.
IL TRIONFO DI BOLOGNA
Il ritorno è vicino. La Reyer domina il campionato di B ‘63/’64, chiudendo la stagione regolare al primo posto davanti all’APU Udine. Nelle finali promozione la Reyer incrocia All’Onestà Milano, Fulgor Pozzuoli e Alcisa Bologna. Ed è proprio contro la formazione emiliana che la Reyer finisce per giocarsi tutto nell’ultima partita in programma al Palasport di piazzale Azzarita. La trasferta bolognese coincide anche con il primo grande esodo dei tifosi orogranata, che calano in massa a Bologna. Finisce con una trionfale vittoria per 79-65. Termina il primo “purgatorio” della storia orogranata, grazie ad un gruppo che incarnava profondamente lo spirito Reyer. Zamarin (anch’egli oggi sempre presente alle partite della Reyer), De Stefani, Cedolini, Santi, Besa, Toffanello, Nason, Lessana, Vaccher, Zanon, Viscovich. Sono loro gli artefici della rinascita. Giulio Geroli è il grande timoniere, mentre Ligabue è il “deus ex machina”, sotto la cui presidenza la Reyer sarà tra le protagoniste del “basket-boom” che di lì a poco contagerà l’Italia degli anni ’70.
2008 = 1964?
Una parabola esemplare, quella che riporta la serie A per altri trent’anni. Che in qualche maniera si ripete oggi. Se il ’64 fu l’anno della prima rinascita, il 2008 potrebbe benissimo diventare quello della seconda. Oggi la presidenza Brugnaro, ieri quella di Ligabue. Suggestioni storiche, sicuro. Ma forse qualcosa più di una semplice sensazione dice che una nuova era è appena iniziata. E qualsiasi sia il destino delle sorti orogranata, l’augurio per il futuro può essere uno solo: lunga vita, vecchia Reyer!
DI ALESSANDRO TOMASUTTI
…CONTINUA NEL PROSSIMO NUMERO DI REYERZINE…