Chi vive a Venezia lo sa, il 12 novembre non è un giorno qualunque.
Esattamente un anno fa, lo stesso giorno, la città è stata colpita da un fenomeno d’acqua alta eccezionale, secondo solo alla marea del 1966.
Venezia è stata sommersa da 187 cm di acqua.
Nell’immediato ha subìto anche un’altra marea, di tipo ‘virtuale’ però: migliaia di segnalazioni, chiamate, messaggi, immagini e suoni di sirene.
Le foto e i video di quel momento hanno fatto il giro del mondo, segnando la memoria veneziana.
“Acqua granda”:
un fenomeno destinato a ripetersi sempre più spesso
Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports e condotto da ricercatori dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr, nell’ultimo secolo Venezia è sprofondata di circa 15 centimetri, in prevalenza per cause antropiche. Non solo, i dati del Centro previsioni e segnalazioni delle maree (Cpsm) del Comune di Venezia mostrano come il triste trend sia destinato a ripetersi sempre più spesso.
Il colossale impatto dei cambiamenti climatici mostra qui i suoi effetti più evidenti.
Le statistiche danno voce al grido di dolore della città lagunare. Un grido che corrisponde al nome di ‘acqua granda’. C’è speranza per la ‘Venezia liquida’ di oggi?
La città delle Sirene
Una mano che sembra afferrare Venezia dall’affogare è il progetto Acquagranda 2019, che quest’anno vede il contributo del docufilm La Città delle Sirene, del regista Giovanni Pellegrini, montato durante i mesi di marzo e aprile 2020, in pieno lockdown.
Un progetto che vuole ricostruire una memoria collettiva digitale dell’accaduto, attraverso il contributo di tutti i cittadini. Chiunque ha potuto collaborare alla creazione di Acquagranda 2019: alcuni hanno inviato chat di quel giorno, post sui social, foto di case allagate, ma anche foto della gente più comune che si trovava per strada in quel momento. Tutto quanto il necessario a fotografare e imprimere nella memoria collettiva la reazione del cuore di Venezia al dolore del 12 novembre.
Uno scenario di amarezza e di disperazione
Il documentario La Città delle Sirene filma anch’esso le reazioni a poche ore dallo schock dell’acqua alta.
Il regista Pellegrini è infatti nativo veneziano e vive tutt’oggi a Venezia. Partendo dalla propria casa e dallo studio di Ginko Film che scopre completamente allagati, il regista comincia a esplorare la città, attraversandola negli spazi pubblici e privati violati dalla marea eccezionale. Si muove con mezzi di fortuna, a piedi o in barca.
Lo scenario che si rivela alla sua cinepresa (uno semplice smartphone in realtà) appare insolito, ma sicuramente degno di far parte alle pagine della storia della città. Case, negozi, botteghe, piazze e fondamenta appaiono in una fisionomia trasfigurata sotto l’effetto della violenza dell’acqua.
L’acqua sale, senza avvisare, senza guardare in faccia alle bellezze di Venezia, corrodendo e nascondendo, ma soprattutto danneggiando molte attività.
Pellegrini, nel suo girovagare, si scontra con l’amarezza e la disperazione di coloro che cercano di salvare il salvabile: gli elettrodomestici della cucina, i vestiti riposti nell’armadio, il divano, i ricordi stipati nello sgabuzzino, i volumi della libreria.
“Sono nato a Venezia. Per la prima volta ho avuto paura dell’acqua”
“Sono nato a Venezia e l’acqua alta ha sempre accompagnato la mia vita. Negli anni ho visto questo fenomeno diventare sempre più frequente e minaccioso, fino alla notte del 12 novembre scorso. Il mio studio era completamente allagato e mi ero rifugiato su uno sgabello – racconta il regista – In quel momento, per la prima volta ho avuto paura dell’acqua. Nei giorni successivi mi sono sentito in dovere di documentare quello che stava accadendo alla mia città. Mentre filmavo, la situazione di Venezia mi è sembrata sempre di più emblematica del nostro tempo. La crisi climatica è ovunque e i mari si stanno alzando in tutto il pianeta.”
Un video per ricordare
Il viaggio di Pellegrini viene accompagnato dal suono delle sirene. ‘Sono stati – afferma il regista – sei giorni scanditi da questo suono. Alla fine del reportage, il ricordo-sveglia delle sirene è stata la sensazione che mi è rimasta più attaccata addosso.’
L’unico suono a rompere il silenzio che altrimenti sarebbe il vero protagonista emotivo del documentario. Le musiche che si ascoltano sono del compositore e direttore Filippo Perocco, con il contributo di Francesca Seravalle per la scrittura della voice over.
Inizialmente il progetto non era stato pensato per la diretta online. Si erano organizzate due proiezioni gratuite al Cinema Rossini di Venezia, e possibilmente un tour con partenza dal nord-est d’Italia. Bisogna però adattarsi alle nuove circostanza dell’era covid.
La visione online del film sarà così possibile giovedì 12 novembre, in occasione del primo anniversario dell’alluvione del 2019, dalle ore 18.00 alle ore 24.00 sul canale YouTube di Ginko Film e anche sul sito di Science Gallery Venice – grazie alla collaborazione di Ginko Film con Università Ca’ Foscari Venezia e Science Gallery Venice.