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La febbre del litio

La febbre del litio

L’Italia riscopre i suoi giacimenti: dal Lazio alla Sardegna, la nuova primavera mineraria

L’Italia potrebbe avere un asso nella manica nel suo percorso verso la transizione ecologica.
E’ costituito dai suoi fluidi geotermici, dai quali ricavare litio, fluorite e bauxite.
Insomma, quelle “terre rare” che sono a tutti gli effetti al centro dell’ecosostenibilità e per le quali, il 13 marzo scorso, l’Unione Europea ha promosso un atto di indirizzo preciso, puntando a una produzione di questi minerali che arrivi almeno al 10%, allo sviluppo di industrie legate all’estrazione e alla definizione di un’intera filiera legata ai materiali più in voga del momento: quelli indispensabili per costruire chip, per realizzare le batterie per l’automotive, dispositivi elettronici per la difesa, energia.

litioLa corsa italiana

L’Italia nel frattempo ha già annunciato un decreto per semplificare le procedure per la riapertura delle miniere e per la ricerca, prevedendo anche l’istituzione di un fondo specifico per la creazione di una filiera delle materie prime strategiche che sarà alimentato dalle royalties per le concessione minerarie.
Le richieste, d’altra parte, non mancano.
Dall’Australia, che da sola produce circa la metà del litio venduto nel mondo, hanno chiesto di poter fare delle perforazioni in Lazio la Vulcan Energy Italy e Altamin.
Richieste sono state avanzate anche da Enel Green Power e Tombelle SR, solo per citare alcune grandi aziende interessate alla nuova primavera mineraria.

litio

L'”oro” su Roma

Che d’altra parte tra i comuni di Roma e Campagnano ci possa essere la possibilità di convertire in litio grossi quantitativi di fluidi geotermici, sulla base di precedenti ricerche documentali sembra piuttosto probabile.
Così come in Sardegna per la bauxite e il caolino, una roccia sedimentaria che si trova in diversi giacimenti nei comuni di Furtei, Serrenti e Segariu.
Nella ricerca di litio, terre rare, e altri materiali utili alla transizione green potrebbe essere interessata anche la Campania.
Le tre regioni potrebbero dunque diventare centrali nella svolta della transizione energetica.
I tempi non saranno rapidissimi ma, secondo gli esperti, la disponibilità di nuove tecnologie di eccellenza e di competenze potranno accelerare la corsa senza determinare controindicazioni ambientali e favorendo invece non solo l’ecosostenibilità ma anche l’insediamento di nuove economie e nuovi posti di lavoro.

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