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Giornata mondiale del rifugiato: persone in fuga raddoppiate in 10 anni

Giornata mondiale del rifugiato: persone in fuga raddoppiate in 10 anni
A woman in a colourful dress stands in front of rows of white tents in an IDP camp (ph. UNHCR/Ala Kheir - www.unhcr.org)

Il rapporto dell’Agenzia Unhcr dell’Onu introduce l’appuntamento il cui focus è dedicato nel 2024 ai temi della solidarietà e dell’inclusione dei 120 milioni di individui in questa condizione

Dal 4 dicembre 2000, con l’adozione all’unanimità da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di una speciale risoluzione in prossimità della ricorrenza del 50° anniversario della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, in tutto il Mondo il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale del rifugiato.

Un appuntamento, voluto per celebrare la forza e il coraggio delle persone costrette a fuggire dal proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni, che, nel 2024, l’Unhcr (l’Agenzia per i rifugiati dell’Onu) ha scelto di incentrare sui focus della solidarietà e dell’inclusione delle persone rifugiate.

Perché, come testimonia il nuovo rapporto “Global Trends” appena presentato proprio dall’Unhcr, questo triste fenomeno è ben lontano da una soluzione. Anzi, evidenzia il report, è vero esattamente il contrario: le persone in fuga nel mondo sono raddoppiate, negli ultimi 10 anni, raggiungendo a maggio 2024 quota 120 milioni.

Per fare un confronto che fa rendere meglio conto della dimensione del dramma, si tratta di una popolazione in fuga che globalmente sfiora numericamente quella del Giappone, facendone in pratica la 12^ del pianeta per ampiezza.

La Giornata Mondiale del rifugiato 2024

Lo slogan scelto per la Giornata 2024 è dunque proprio “La forza dell’inclusione!”, riassunto anche nell’hashtag “#withrefugees”. “I rifugiati – scrive il sito di Unhcr Italia – hanno bisogno della nostra solidarietà, ora più che mai. Solidarietà è tenere le porte aperte, celebrare la loro forza e i loro successi e riflettere sulle sfide che devono affrontare, quano sono costretti a scappare dalle proprie case e lasciarsi indietro tutto”.

“Solidarietà con le persone costrette a fuggire – prosegue la riflessione dell’Agenzia delle Nazioni Unite – significa anche ricercare soluzioni alla loro condizione: porre fine ai conflitti in modo che possano fare ritorno alle loro case in sicurezza, garantire loro opportunità di prosperare nelle comunità che li hanno accolti e fornire ai Paesi le risorse necessarie per includere e sostenere i rifugiati”.

È proprio per questi motivi, ricorda in conclusione Unhcr Italia, che è stata istituita la Giornata mondiale del rifugiato, che “vuole accendere i riflettori sui diritti, i bisogni e i sogni dei rifugiati, contribuendo a mobilitare la volontà politica e le risorse affinché i rifugiati possano non solo sopravvivere ma anche prosperare”.

I rifugiati nel rapporto Global Trends

Sui rifugiati, i numeri complessivi del rapporto di Unhcr sono in crescita per il 12° anno consecutivo. E questo viene collegato nell’analisi principalmente sia all’emersione di nuovi conflitti che all’incapacità di risolvere le crisi di vecchia data. Lo scorso anno, del resto, l’Agenzia ha dichiarato 43 emergenze per crisi umanitarie in 29 Paesi: il numero più alto dell’ultimo decennio, quadruplicato in soli 3 anni.

Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, poi, l’aumento più consistente del numero di persone in fuga riguarda quelle che abbandonano le proprie case ma rimangono nel proprio Paese. Con un quasi +50% in 5 anni, si è toccata quota 68,3 milioni. E il numero di rifugiati e di altre persone bisognose di protezione internazionale è salito a 43,4 milioni.

Tra i dati più significativi fa riflettere anche il fatto che ben il 75% dei rifugiati sono ospitati in Stati a basso e medio reddito e a un altro 21% è stato dato asilo dai 45 Paesi meno sviluppati. È l’Iran, con 3,8 milioni di rifugiati, il Paese che ospita il maggior numero di persone. In Italia, le persone titolari di protezione internazionale alla fine del 2023 erano circa 138 mila, i richiedenti asilo 147 mila, oltre 161 mila i cittadini ucraini titolari di protezione temporanea e circa 3 mila gli apolidi.

Le situazioni più drammatiche

Il 73% dei rifugiati sotto il mandato dell’Unhcr proviene da soli 5 Paesi: Afghanistan (che rappresenta da solo un sesto del totale), Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan. Proprio il conflitto esploso in Sudan ad aprile 2023 viene individuato come causa principale del grande aumento di rifugiati, visto che nel Paese africano sono stati registrati più di 7,1 milioni di nuovi sfollati, altri 1,9 milioni in fuga oltre i confini e un totale di 10,8 milioni di persone sradicate dalla propria abitazione a fine 2023.

Tra le altre situazioni particolarmente critiche, quelle della Repubblica Democratica del Congo e del Myanmar, con milioni di persone costrette alla fuga l’anno scorso. L’Unrwa stima poi che nella Striscia di Gaza, sempre a fine 2023, gli sfollati fossero 1,7 milioni di persone, il 75% della popolazione. È comunque quella della Siria a rimanere la più grande crisi di rifugiati al mondo, con 13,8 milioni di persone costrette alla fuga.

“Dietro a questi numeri, in netto aumento, si nascondono innumerevoli tragedie umane. È giunto il momento che le parti in conflitto rispettino il diritto bellico e il diritto internazionale”, il commento di Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. “Il fatto è – aggiunge – che senza una cooperazione migliore e sforzi concertati per affrontare conflitti, violazioni dei diritti umani e crisi climatica, il numero di persone costrette alla fuga continuerà a crescere”.

Il futuro di speranza dei rifugiati

Il rapporto Global Trends mostra anche che, nel Mondo, più di 5 milioni di sfollati interni e 1 milione di rifugiati sono tornati a casa nel 2023. Cifre che, si sottolinea, “mostrano alcuni progressi rispetto alle soluzioni a lungo termine”. Così come si fa notare, tra le note positive, che gli arrivi per il reinsediamento nel 2023 sono aumentati, sfiorando quota 160 mila unità.

“Questo – conclude Grandi – rappresenta un importante barlume di speranza. I rifugiati e le comunità che li ospitano hanno bisogno di solidarietà e di aiuto. Possono contribuire alla società e lo fanno, quando sono inclusi. Le soluzioni ci sono. Abbiamo visto Paesi come il Kenya fare da apripista all’inclusione dei rifugiati . Ma ci vuole un impegno concreto”.

Alberto Minazzi

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Tag:  migranti, Onu